Nel Trentino, precisamente a Fiavé, situato tra il lago di Garda e le imponenti Dolomiti di Brenta, si possono ammirare i resti di uno degli insediamenti preistorici più rilevanti d’Europa. Visitando il museo delle palafitte di Fiavé, l’Archeo Parco Naturale e l’area archeologica inclusa nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, ci si immerge completamente in un ambiente unico, parte della riserva naturale di Fiavé-Carera, riconosciuta come riserva della biosfera UNESCO – Alpi Ledrensi e Judicaria.
Considerato un punto di riferimento essenziale per la storia delle prime comunità agricole europee, Fiavé offre ai suoi visitatori l’opportunità di vivere la quotidianità dei nostri antenati che 3500 anni fa abitavano lungo le rive dell’antico lago di Carera. Il percorso inizia dall’Archeo Parco Natura, che si estende su una superficie di 12.000 metri quadrati all’interno della riserva naturale di Fiavé-Carera, vicino all’area archeologica dove sono ancora visibili i resti dei pali che sostenevano le costruzioni preistoriche. Un piacevole cammino di circa due chilometri porta al museo delle Palafitte, situato nel villaggio, che ospita reperti archeologici degli insediamenti su palafitte.
L’Archeo Parco Natura di Fiavé, ideato e realizzato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento, è frutto delle prime ricerche archeologiche avviate da Renato Perini negli anni ’60, e proseguite successivamente da Franco Marzatico, l’attuale Soprintendente ai Beni Culturali del Trentino, che ha sviluppato il concept del percorso. Si è accolti da un labirinto circolare in legno di larice e castagno che richiama la decorazione di un vaso dell’età del bronzo trovato durante gli scavi nella torbiera sul sito dell’antico lago di Carera. Da questo lago provengono la maggior parte degli oggetti ritrovati dagli archeologi, molti dei quali sono oggi esposti al museo delle Palafitte.
Attraverso una passerella sospesa sull’acqua, si accede alle capanne fedelmente ricostruite in dimensione reale, complete di arredi e utensili basati sui dati scientifici raccolti dagli archeologi durante gli scavi, che hanno permesso di ricostruire con precisione il villaggio su palafitte dell’età del bronzo. Le strutture ricreano anche la foresta di pali che i primi archeologi trovarono durante le loro ricerche sulle abitazioni su palafitte. Nell’area archeologica vicina, i resti delle case su palafitte emergono ancora dall’acqua. Le capanne erano veri esempi di costruzione ecologica ante litteram, con muri vegetali fatti di un sapiente intreccio di rami di nocciolo, mentre l’intonaco di terra cruda era costituito da un miscuglio di argilla, letame di bestiame, legante naturale e fibre di paglia tritate. I tetti, invece, erano coperti di canne palustri. La tecnica costruttiva raffinata delle capanne e l’ingegnoso sistema di pali su cui si basavano testimoniano l’abilità degli abitanti preistorici, che eccellevano anche nelle attività artigianali e agro-pastorali, così come nell’allevamento di animali domestici.
L’ambiente naturale del parco è reso ancora più suggestivo dalla presenza di riproduzioni grandeur nature di animali domestici e selvatici, come capre, pecore, bovini, cervi, orsi e cinghiali, realizzate con strutture metalliche ricoperte di torba. Questi elementi scenografici, combinati alla meticolosa ricostruzione delle capanne e delle strutture che illustrano le occupazioni quotidiane della vita villageoise, come la lavorazione del legno, la metallurgia, la produzione di ceramica, la coltivazione del suolo, la macinazione dei cereali e la tessitura delle fibre vegetali, offrono uno spaccato autentico della vita delle comunità preistoriche.
La visita è accompagnata da pannelli informativi in tre lingue (italiano, tedesco e inglese) e, nel centro visitatori, è possibile vedere filmati e dispositivi multimediali che permettono di approfondire la conoscenza di questo luogo. Ci sono anche aree di sosta e spazi dedicati alle famiglie e ai bambini. Durante l’estate, i servizi educativi della Soprintendenza organizzano inoltre laboratori per avvicinarsi alle tecniche e ai saperi antichi, visite guidate partecipative e incontri con gli archeologi per approfondire temi particolari e scoprire nuovi aspetti.
Il villaggio di Fiavé ospita il Museo dell’abitato su palafitte: aperto nel 2012 in un’antica casa rurale, racconta la storia degli insediamenti su palafitte che si sono succeduti sulle rive dell’antico lago, oggi una torbiera, attraverso i reperti archeologici ritrovati, esplorando così gli aspetti della vita di 3500 anni fa. Migliaia di oggetti si sono ritrovati nell’acqua, accidentalmente o intenzionalmente, quando il villaggio esisteva nell’età del bronzo. Tra questi ci sono vasi in ceramica, ma anche gioielli in bronzo e, cosa rarissima per l’epoca, ambra e oro baltici. La collezione di oltre trecento oggetti in legno è altresì unica in Europa: utensili da cucina e accessori come tazze, mestoli, vassoi, strumenti di lavoro come secchi, mazzuoli, falci, trapani, manici di ascia, oltre a un arco e alcune frecce. Le condizioni ambientali particolari dei depositi lacustri hanno persino permesso di preservare alimenti come spighe di mais, corniole, nocciole, mele e pere.
L’esposizione inizia al primo piano, dove video e pannelli illustrano l’evoluzione dell’antico lago di origine glaciale. Questa sezione presenta il contesto naturale e storico della regione, preparando i visitatori a scoprire le fasi successive dello stabilimento umano. Le sale seguenti sono dedicate alle ricerche archeologiche dirette da Renato Perini tra il 1969 e il 1983, con una ricca esposizione di materiale archeologico disposto in numerose vetrine, tra cui una di sette metri di lunghezza che presenta le sette fasi di insediamento. Nel sottotetto, un’ampia sezione è dedicata alla vita quotidiana nell’età del bronzo, con un’impressionante maquette del villaggio dell’età del bronzo medio (1500-1350 a.C.) chiamato “Fiavé 6”. Vetrine tematiche presentano strumenti da pastori e agricoltori, oggetti domestici come stoviglie e utensili, oltre ai resti di specie coltivate o raccolte, offrendo uno spaccato dettagliato delle attività quotidiane e della cultura materiale dei popoli antichi.
Il museo si distingue anche per i suoi elementi scenografici che evocano i pilotis delle case su palafitte e le piccole stanze costruite su assi, che permettono un’immersione totale nel mondo preistorico. Diorami e film di archeologia sperimentale raccontano la vita umana e animale, la conservazione e la preparazione degli alimenti, la produzione di abbigliamento e ornamenti, la fabbricazione di oggetti in ceramica, metallo, legno e osso. Il museo delle Palafitte di Fiavé non è solo un luogo espositivo, ma un’esperienza interattiva. I visitatori possono aprire porte, cassetti e porte scorrevoli per scoprire gli oggetti esposti, rendendo la visita un viaggio esplorativo e coinvolgente. L’allestimento, progettato da Franco Didoné dello studio “Tacus e Didoné” e del “Gruppe Gut” di Bolzano, con il consiglio scientifico della Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, riflette un approccio sistemico che combina archeologia, geoarcheologia, archeobotanica e archeozoologia, offrendo una visione storica e “paleo-etnologica” delle comunità umane che hanno vissuto sulle rive della Carera.
Le sale del primo piano sono dedicate alla ricerca archeologica e alla ricostruzione storica. La prima sezione, organizzata dal servizio di conservazione della natura e di valorizzazione dell’ambiente della provincia autonoma di Trento, ripercorre la formazione dell’antico bacino lacustre a partire da circa 15.000 anni fa. Grazie a film, pannelli, modelli in plastica e scenografie ricostruite da Gigi Giovanazzi, i visitatori possono seguire le diverse fasi della ricerca sul campo e in laboratorio. Una grande vetrina presenta il materiale archeologico ripartito in sette fasi della vita dei villaggi di Fiavé. La seconda sezione, situata nel sottotetto, è forse la più affascinante, con una vasta sala dedicata alla vita nell’epoca delle case su palafitte. Una grande maquette ricostruisce il villaggio dell’età del bronzo medio “Fiavé 6”, con più di settanta figurine che mostrano la costruzione delle capanne, dall’abbattimento degli alberi all’installazione. Il villaggio è stato costruito a poca distanza da un habitat su palafitte precedente, di cui si possono vedere i resti abbandonati. Diverse vetrine presentano oggetti in legno eccezionali, la falce, l’aratro e il giogo, così come i risultati di analisi archeobotaniche che hanno permesso di riconoscere le specie coltivate o raccolte e, in alcuni casi, le tecniche di conservazione. Una sezione intera è inoltre dedicata all’archeozoologia, che traccia, attraverso analisi di caratterizzazione delle specie, tracce di macellazione e uso di materiali duri, la vita degli uomini e degli animali nelle attività di allevamento, custodia e caccia.
L’esperienza della vita su palafitte è simulata attraverso diverse piccole sale dedicate alla vita quotidiana nel villaggio e all’interno delle abitazioni, come la conservazione e la preparazione degli alimenti, la creazione di abbigliamento e ornamenti, la produzione di oggetti in ceramica, metallo e legno. Tutti gli oggetti sono presentati non solo come “artefatti”, ma anche come documenti sulla vita e il lavoro degli uomini e delle donne di circa 3500 anni fa. In ogni sala, le attività domestiche e professionali sono ricostruite con l’aiuto di piccole maquette e video: immagini fisse e animate, accompagnate da suoni, per un’esperienza ricca di emozioni. Nello spazio sovrastante le camere, si apre una sorta di “via del legno”, progettata per valorizzare uno dei materiali più antichi utilizzati dall’uomo. Al termine della visita, è infine possibile salire su una mezzanina che simula una casa su palafitte, offrendo una vista panoramica su un passato che si perpetua attraverso gli oggetti esposti.
Le Palafitte di Fiavé: nel Trentino, alla scoperta di uno degli insediamenti più importanti della preistoria europea |
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