USA: Trump chiude il Museo dell’Ambiente! Troppo costoso, ecco perché

Di : Marcelina Vescovi

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L’amministrazione di Donald Trump ha deciso di chiudere il National Environmental Museum, un museo situato a Washington che si dedica alla storia ambientale degli Stati Uniti e che si trova all’interno della sede dell’Environmental Protection Agency. Le ragioni fornite per la chiusura riguardano il bilancio, ma questa decisione solleva diversi dubbi.

Il National Environmental Museum and Education Center, un museo focalizzato sulla storia ambientale degli Stati Uniti e collocato nella sede centrale dell’Environmental Protection Agency (E.P.A.) a Washington, verrà chiuso. La decisione è stata presa da Lee Zeldin, nominato amministratore dell’agenzia da Donald Trump, che ha giustificato la scelta con la necessità di ridurre i costi. Zeldin ha dichiarato che la chiusura del museo dovrebbe permettere un risparmio di circa 600.000 dollari annui, in linea con una politica più ampia di riduzione delle spese, che include un’analisi dettagliata delle uscite legate all’operatività dell’E.P.A. Il museo, che occupa una superficie di 148,18 metri quadrati, era stato inaugurato nel 2016 e si trovava inizialmente nel Ronald Reagan International Trade Building. A maggio dell’anno precedente, il museo era stato trasferito e ampliato all’interno della sede dell’E.P.A., con un investimento di 4 milioni di dollari. Sebbene fosse una struttura modesta, rappresentava un punto di riferimento essenziale per comprendere la storia dell’agenzia e le sue iniziative di protezione ambientale. Tra maggio 2024 e febbraio 2025, il museo ha registrato meno di 2.000 visitatori, un dato che ha posto interrogativi sulla sua reale utilità.

“Continuiamo a impegnarci per una gestione attenta e responsabile delle risorse finanziarie dei contribuenti mentre procedo con la revisione dettagliata delle spese dell’agenzia”, ha commentato l’amministratore Zeldin. “I 4 milioni di dollari spesi per costruire questo museo poco frequentato all’interno dell’E.P.A. e i 600.000 dollari di costi operativi annuali sono un esempio lampante dello spreco della precedente amministrazione Biden, che avrebbe potuto essere utilizzato per affrontare problemi ambientali in comunità trascurate. Inoltre, la precedente amministrazione ha concentrato i contenuti del museo sulla ‘giustizia ambientale’, piuttosto che sulla mission principale dell’E.P.A. Mentre gli americani affrontavano prezzi elevati e inflazione, l’amministrazione Biden ha sprecato milioni in questo ‘museo’ per promuovere un’agenda politica. I giorni in cui si finanziavano progetti personali a discapito dei contribuenti americani e della missione dell’agenzia di proteggere la salute umana e l’ambiente sono finiti.”

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“Il museo non impiegava personale dell’E.P.A.”, ha spiegato la portavoce dell’agenzia Molly Vaseliou. “Circa un terzo dei costi annuali del museo era destinato a due guardie di sicurezza incaricate della sorveglianza durante gli orari di apertura infrasettimanali.”

Nonostante l’ingresso gratuito, il museo ha comportato secondo l’amministrazione Trump costi elevati per ogni visitatore. Lee Zeldin ha fornito un dettaglio delle spese sostenute, che includevano 123.000 dollari all’anno per la pulizia e la manutenzione del verde, 207.000 dollari per la sicurezza, 54.000 per la manutenzione di magnetometri e scanner a raggi X, altri 54.000 per la conservazione degli oggetti esposti e 40.000 per il funzionamento delle apparecchiature audiovisive. Alcune critiche hanno poi riguardato i contenuti del museo, in particolare l’assenza di riferimenti ai risultati ottenuti durante la prima amministrazione Trump nell’ambito delle politiche ambientali. Durante quel periodo, sono stati registrati miglioramenti nella qualità dell’aria e adottato il primo piano d’azione nazionale per affrontare i perfluoroalchilici (PFAS), sostanze chimiche considerate dannose per l’ambiente. L’omissione di questi aspetti è stata quindi interpretata da alcuni come una scelta che privilegiava una determinata prospettiva nella narrazione delle politiche ambientali. Zeldin, in qualità di amministratore dell’E.P.A, ha dichiarato di voler ridurre gli sprechi e ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche. La chiusura del museo si inserisce perciò nelle prime misure adottate in questa direzione. Inoltre, ha annunciato la cancellazione di oltre 22 miliardi di dollari in sovvenzioni e contratti ritenuti non essenziali, con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica e migliorare l’efficienza dell’agenzia.

Il National Environmental Museum nella sede centrale dell’agenzia federale a Washington

Le esposizioni cancellate

All’interno del museo erano esposti documenti e oggetti legati alla storia dell’E.P.A. Tra i provvedimenti citati, figuravano quelli adottati durante il mandato di Donald Trump, compresa la revoca di oltre 100 normative sulla protezione dell’aria e dell’acqua, insieme alla firma, nel 2020, di una legge per l’eliminazione degli idrofluorocarburi, gas responsabili dell’effetto serra. Un’altra sezione del museo faceva riferimento all’impegno successivo dell’amministrazione Joe Biden nella creazione di una task force per il clima. L’amministrazione Zeldin ha portato avanti una riorganizzazione dell’E.P.A., ridefinendo l’approccio dell’agenzia rispetto a quello adottato sotto la presidenza Biden. Tra le modifiche introdotte, vi è l’eliminazione dei riferimenti alle iniziative legate all’energia pulita e alla giustizia ambientale. È stata lanciata ad esempio la Great American Comeback Initiative, un programma strutturato che fa riferimento al Clean Air Act e al Clean Water Act, per la qualità di aria e acqua, e all’obiettivo di “ripristinare la dominanza energetica americana”, con politiche a sostegno dell’industria dei combustibili fossili.

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La chiusura del museo è stata accolta con perplessità da ex dirigenti dell’E.P.A., i quali contestano sia la motivazione economica sia la narrazione fornita da Zeldin. “Non si tratta di risparmiare denaro”, dichiara Manish Bapna, presidente e amministratore delegato del Natural Resources Defense Council. “L’appello di Trump a tagliare i finanziamenti dell’EPA del 65 percento lascerebbe famiglie e comunità esposte a sostanze chimiche tossiche, aria inquinata e acque e terreni contaminati, mentre taglierebbe la spesa federale di appena un decimo di centesimo per dollaro. Stanno agendo per smantellare le protezioni per l’acqua e l’aria pulite, aumentare la dipendenza degli Stati Uniti dai combustibili fossili che stanno causando la crisi climatica e ostacolare un’industria energetica pulita in piena espansione che sta creando posti di lavoro, tagliando i costi per i consumatori e rendendo il Paese più sicuro dal punto di vista energetico”.

“Dubito molto che si tratti di risparmi sui costi”, ha sottolineato Stan Meiburg, direttore esecutivo dell’Andrew Sabin Family Center for Environment and Sustainability ed ex vice amministratore presso l’Environmental Protection Agency dal 2014 al 2017. “Si tratta di cercare di cancellare il passato. A livello nazionale, l’E.P.A fornisce circa 1,1 miliardi di dollari in sovvenzioni per il lavoro ambientale statale, e questo è fondamentale, perché la maggior parte delle operazioni quotidiane e della protezione ambientale per il rilascio di permessi, l’applicazione delle norme e il monitoraggio vengono svolte dai governi statali e locali in collaborazione con l’E.P.A. Qualsiasi taglio a quei finanziamenti danneggerà significativamente la capacità dei programmi statali, per non parlare dell’E.P.A, di svolgere le attività richieste dalle leggi ambientali della nazione”.

Secondo diversi osservatori, la chiusura del museo non sarebbe soltanto una scelta dettata da ragioni di bilancio. La rimozione delle sezioni dedicate alla giustizia ambientale e alle politiche climatiche dell’amministrazione precedente solleva interrogativi sulle reali motivazioni della decisione. Alcuni critici ritengono che l’iniziativa di Zeldin rappresenti un tentativo di ridefinire la narrazione sul ruolo dell’E.P.A., mettendo in evidenza alcuni aspetti a discapito di altri.

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