Decisione del Tribunale di Roma sulla Morte di Mario Paciolla
Il tribunale di Roma ha recentemente concluso il caso riguardante la morte di Mario Paciolla, un collaboratore italiano delle Nazioni Unite, il cui corpo fu scoperto nel 2020 nella sua abitazione in Colombia. Le prime indagini, condotte principalmente dalle autorità locali, avevano suggerito la possibilità di un suicidio. Tuttavia, questa ipotesi è stata messa in forte dubbio da numerosi report giornalistici, i quali hanno proposto l’ipotesi che Paciolla potesse essere stato assassinato. Nonostante ciò, a causa della mancanza di prove aggiuntive, la procura di Roma ha proposto di chiudere il caso, decisione che il tribunale ha ora ratificato.
La famiglia di Paciolla aveva espresso opposizione alla decisione di archiviare il caso, insistendo sul fatto che Mario fosse stato ucciso. Essi riportano che nei giorni precedenti al tragico ritrovamento, Mario si era mostrato estremamente ansioso per questioni legate al suo lavoro. All’età di 33 anni, nel 2020, faceva parte di una missione ONU incaricata di monitorare l’attuazione degli accordi di pace del 2016 tra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il governo colombiano.
Il processo di pace aveva incontrato numerose difficoltà, dovute principalmente alla presenza di criminalità organizzata, dissidenti delle FARC e gruppi paramilitari di destra che continuavano a lottare per il controllo del territorio. Dal 2018, Paciolla viveva a San Vicente del Caguán, una città nel dipartimento di Caquetá, che era stata a lungo un punto nevralgico per guerriglieri e narcotrafficanti. La sua morte è avvenuta nel luglio del 2020, quando una collega, preoccupata per non aver avuto sue notizie, lo trovò senza vita nella sua casa.
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