Yossi Cohen Rivela: Segreti del Mossad e Scandalo Qatar nel suo Nuovo Libro!

Di : Teodoro Montani

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Un’autobiografia che trascende i confini del personale

The Sword of Freedom: Israel, Mossad, and the Secret War, pubblicato il 16 settembre da Harper Collins, è l’opera di Yossi Cohen, ex direttore del Mossad dal 2016 al 2021. Cohen viola la consueta riservatezza che circonda i vertici dell’intelligence israeliana, offrendo uno sguardo approfondito su una delle agenzie più enigmatiche e rispettate a livello globale.

Il libro, che si estende per 288 pagine, si configura come un memoir, ma si spinge ben oltre, mescolando esperienze sul campo, riflessioni sulla sicurezza nazionale e considerazioni sul conflitto in Medio Oriente. Cohen inizia il suo racconto con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, un evento che ha lasciato un’impronta indelebile su Israele, criticando aspramente le istituzioni militari e di sicurezza per non aver riconosciuto una minaccia costante e mai realmente debellata.

Il nucleo del testo si focalizza sulle missioni che Cohen ha guidato. Tra queste, emerge il celebre raid del 2018 a Teheran, dove fu sottratto l’archivio nucleare iraniano. Descritta come un’operazione di estrema precisione, questa missione non solo dimostrò la competenza del Mossad, ma rivelò anche lo stato avanzato del programma nucleare iraniano. Per Cohen, quel gesto non fu solo spionaggio ma anche un chiaro messaggio politico: la sicurezza di Israele è una linea rossa.

Il tono di Cohen è pragmatico e diretto, un riflesso della sua personalità. Attraverso le pagine del libro, l’autore illustra la logica spietata dello spionaggio: prevenire minacce, prendere decisioni rischiose, operare in un contesto dove l’errore non è un’opzione. “La sicurezza ha un prezzo, pagato in fatica, sacrifici e a volte sangue. L’alternativa è la sconfitta,” riflette Cohen.

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Questioni Controverse e Relazioni Internazionali

Accanto alle operazioni segrete, il libro tocca la delicata questione delle relazioni con il Qatar. Durante il suo mandato, Israele permise a Doha di inviare significativi fondi a Gaza, ufficialmente per scopi civili. Cohen ha difeso questa politica come un “male necessario”, e ha persino lodato il ruolo mediatore del Qatar. Tuttavia, recentemente ha preso le distanze da questa politica, sollevando dubbi sulla coerenza delle sue posizioni passate e suggerendo motivazioni politiche dietro alcune decisioni.

Le recensioni internazionali lodano il libro per la sua capacità di fornire una finestra su un mondo altrimenti inaccessibile e per la chiarezza con cui Cohen affronta i dilemmi morali dell’intelligence. Tuttavia, alcuni critici suggeriscono che il libro possa avere un sottotesto politico, mirando a costruire l’immagine di Cohen come futuro leader politico. Il libro sottolinea la ferma convinzione di Cohen nella necessità di una difesa intransigente da parte dello Stato ebraico, rifiutando qualsiasi compromesso che possa sembrare utopico o debole.

La pubblicazione di The Sword of Freedom ha generato un ampio dibattito. Per alcuni, rappresenta un contributo fondamentale alla comprensione del Mossad nel XXI secolo; per altri, rischia di ancorarsi a una visione troppo rigida della sicurezza, chiudendo la porta a potenziali scenari di pace. Ciò che è indiscutibile è che il libro segna un raro momento di trasparenza da parte di un ex capo dell’intelligence, offrendo una visione interna delle dinamiche di potere e dei compromessi geopolitici che caratterizzano la regione, con un continuo richiamo alle complicazioni legate al Qatar e alle sfide della geopolitica moderna.

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