Livorno, una città che galleggia sull’acqua, è celebre per ospitare la Biennale del mare e dell’acqua (https://www.biennalelivorno.it/). Questa città si distingue per il suo carattere unico, abitata da persone legate agli scogli su cui è sorta. È una città autentica e salmastra, conosciuta per la sua tolleranza e la sua irriverenza, qualità sempre più preziose in un mondo che tende all’omogeneizzazione. Questi tratti sono il retaggio di una storia molto particolare.
La Fortezza Vecchia, con il suo nucleo originario il Maschio di Matilde, deriva dall’ampliamento di un castello pisano del XIII secolo. Nel Cinquecento, sotto Cosimo I, Livorno diventa il porto principale di Firenze, collegato attraverso il Canale dei Navicelli che sfocia nell’Arno a Pisa. Francesco I, suo figlio, incaricò Bernardo Buontalenti di progettare la città con un’impronta pentagonale. Ferdinando I, per incentivare la popolazione dell’area, nel 1593 proclamò Livorno porto franco e promulgò le leggi livornine che, in un’epoca di Inquisizione, garantivano immunità e accoglienza a perseguitati politici e religiosi, oltre a sancire la libertà di culto. Arrivarono così molti ebrei sefarditi in fuga da Spagna e Portogallo, che a Livorno trovarono libertà e prosperità, divenendo commercianti e artigiani del corallo e costruendo la seconda sinagoga più importante d’Italia dopo quella di Roma. La loro comunità conta ancora oggi 600 membri. A questi si aggiunsero valdesi, armeni, greci, francesi, olandesi, inglesi, russi e musulmani, ognuno con la propria chiesa e cimitero.
I Medici, mecenati del Rinascimento e governanti della Toscana per 350 anni, trasformarono Livorno in un hub cosmopolita, noto come la città delle Nazioni. Grazie al porto franco, divenne il principale scalo italiano e uno dei maggiori del Mediterraneo. Tra il Seicento e il Settecento, la città si espanse inglobando gli isolotti attorno alla Fortezza Vecchia e i carpentieri veneziani costruirono su queste isole le fondamenta del quartiere di Nuova Venezia, percorribile grazie ai Fossi Medicei, una rete di canali navigabili e strade chiamate ‘scali’ utilizzate per il commercio delle merci.
Sotto i Medici, Livorno armò anche la flotta dell’Ordine di Santo Stefano per difendere la costa dai pirati barbareschi e condurre incursioni nel Nord Africa, catturando schiavi: alla fine del Seicento, questi schiavi rappresentavano 6000 dei 10000 abitanti di Livorno, impiegati come rematori nelle galere, scaricatori nel porto e servi. Con l’Unità d’Italia, Livorno perse il suo status di porto franco, ma grazie alla sua eredità marittima sviluppò cantieri navali e divenne sede dell’Accademia Navale della Marina Italiana. Oggi è il quinto porto d’Italia.
La storia ha influenzato anche la Livorno moderna, una città laica, creativa e libertaria, con forti legami con i valori della sinistra. Qui hanno trovato ispirazione personalità come il pittore macchiaiolo Giovanni Fattori, che acuñó il motto “se vuoi fare come vuoi, vieni a Livorno”, il pittore e scultore Amedeo Modigliani e il compositore Pietro Mascagni. Nel 1921 qui fu fondato il Partito Comunista d’Italia. La città si è affermata come la capitale della satira con ‘Il Vernacoliere’, un mensile irriverente nato nel 1982, successore del periodico di controinformazione libertaria ‘Livorno cronaca’ fondato nel 1961, che riflette l’audacia di una città che fa dello scherzo la sua bandiera. Uno scherzo famoso fu quello delle false teste di Modigliani che nel 1984, per il centenario della nascita dell’artista, misero Livorno sotto i riflettori internazionali e derisero gli esperti d’arte che le avevano ritenute autentiche.
PRIMO GIORNO
La visita inizia con un giro in barca dalla Vecchia Darsena, passando per il monumento dei Quattro Mori, e attraversando i canali di Nuova Venezia. Si naviga accanto alla Fortezza Vecchia, si entra nei Fossi Medicei, originariamente piastrellati per l’allevamento delle ostriche e oggi luogo di attracco per centinaia di barche. Si ammira l’architettura del quartiere con i suoi magazzini a pelo d’acqua, dove un tempo venivano conservate le merci, sotto gli eleganti palazzi dei mercanti. Il livello dell’acqua è regolato da una diga frangiflutti del porto. Si passa davanti al Mercato delle Vettovaglie, un’imponente costruzione neoclassica progettata nel 1894 da Angiolo Badaloni, un edificio su tre piani con dieci ingressi che mostra uno stile Belle Époque con elementi liberty, decorato con cariatidi e stemmi raffiguranti le merci vendute. Proprio di fronte a questo mercato furono trovate le famose false teste di Modigliani, poiché lì si trovava lo studio dell’artista, che secondo la leggenda le gettò in un fosso in un momento di disperazione.
La barca poi passa sotto il Voltone di piazza della Repubblica, il ponte più largo d’Europa, per raggiungere la Fortezza Nuova, circondata dall’acqua. Prosegue passando accanto alla chiesa barocca di Santa Caterina (1720), a pianta ottagonale con sei altari e un’opera di Giorgio Vasari, l’Incoronazione della Vergine. Prima di tornare alla Fortezza Vecchia, sfiora la chiesa della Crocetta di San Ferdinando dell’ordine dei Trinitari, con un imponente blocco marmoreo rappresentante la carità in stile barocco toscano, e l’ex chiesa Luogo Pio che, insieme agli storici bottini dell’olio, ospita il Museo della città con collezioni archeologiche (età della pietra e del ferro, etruschi, romani), di arte sacra rinascimentale e di arte contemporanea, tra cui le false teste di Modigliani.
Il giro in barca offre un primo contatto con un quartiere che merita di essere esplorato a piedi, tra ponti, chiese e musei. La sera, Nuova Venezia diventa il cuore della movida cittadina. E dal 30 luglio al 3 agosto, il quartiere ospita la manifestazione musicale pop Effetto Venezia.
CENA
Il cacciucco, piatto simbolo di Livorno, originariamente preparato con gli scarti della pesca, oggi è una ricetta ricca che include pesci pregiati, polipi, moscardini, seppie, cozze e cicale, cucinati con un soffritto di aglio, salvia e peperoncino e arricchiti con passata di pomodoro. Tra gli altri piatti tipici troviamo il baccalà alla livornese (con pomodoro), totani ripieni, seppie in zimino, cozze ripiene, triglie al pomodoro e riso al nero di seppie. La topa è un dolce semplice a base di pane, uvetta, latte, zucchero e rosmarino. Tra le proposte di cibo di strada spiccano il pane e torta, panini farciti con farinata pepata chiamati 5e5, perché un tempo costavano 5 centesimi di lira il pane e 5 la farinata; è disponibile anche in versione focaccia con aggiunta di melanzana grigliata.
L’Osteria alle Vettovaglie, situata nell’omonimo mercato, è ideale per pranzare (aperta per cena solo il venerdì e il sabato): offre un misto mare che include baccalà in carpione, aringa e ceci, sgombro marinato; non mancano i moscardini cacciuccati e la zuppetta di seppie e polipi; il rapporto qualità-prezzo è eccellente. Pane e Tulipani propone piatti raffinati di mare e di terra; i prezzi sono medi. La Cantina Senese è una trattoria che serve piatti tipici livornesi, veraci e abbondanti; è economica. I piatti si accompagnano perfettamente con un bianco Vermentino o con rossi toscani. Per concludere, si può gustare il ponce: una bevanda a base di rhum, caffè e limone.
SECONDO GIORNO
Il lungomare è dominato dalla Terrazza Mascagni, un’ampia area di 8700 mq ricoperta da 34.800 piastrelle bianche e nere, delimitata da 4100 colonnine. Qui si trova l’Acquario, con 8 vasche e un rettilario al primo piano. Durante l’estate, la terrazza ospita il Mascagni Festival, un evento che include opere, concerti e spettacoli teatrali. A pochi minuti a piedi si raggiunge Hangar Creativi, l’ex deposito degli autobus urbani trasformato in spazio per mostre e attività culturali. Sul lungomare si trovano ancora alcuni cantieri navali, mentre altri, come quelli di Orlando, sono stati convertiti in centri commerciali.
Nei granai di Villa Mambelli è stato recentemente inaugurato il Museo Mediceo, che ospita un centinaio di reperti (donazione della collezione di Nicola Moleal) che documentano la storia e la vita ai tempi dei Medici.
Nel pomeriggio, la cremagliera porta al collinare Santuario di Montenero, finanziato da tre diverse corporazioni marinaresche e decorato con 700 ex voto a tema marino. I risiatori, coloro che rischiavano la vita per salvare le navi durante le tempeste e che si aggiudicavano i diritti commerciali sui carichi recuperati (da cui il detto “chi non risica non rosica”), affidavano il loro destino alla Vergine di Montenero prima di partire per il mare. In loro onore, le 8 sezioni nautiche di Livorno competono in diverse regate con gozzi a 10 remi. Da Montenero, la vista spazia su tutta Livorno.
INFO
– Visit Livorno
– Fondazione Lem, eventi turistici e culturali a Livorno
– Effetto Venezia
– Mascagni Festival
– Regate
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Lorenzo è un giornalista appassionato di scoperte e di nuovi orizzonti. I suoi racconti di viaggi e moda sono scritti in modo semplice e diretto, rendendo le tendenze internazionali facilmente comprensibili. La sua scrittura dinamica e informativa guida i lettori nel mondo delle nuove avventure stilistiche.