Durante la Guerra di Secessione, un’isoletta rocciosa in mezzo alla baia di San Francisco diventò la prima prigione militare degli Stati Uniti: Alcatraz. I disertori venivano chiusi in recinti di legno insieme ai nativi ritenuti “poco amichevoli”, tra i quali 19 hopi che rifiutarono di mandare i loro figli alle scuole governative, dove erano bandite la religione e la lingua hopi.
Nel 1934 il Federal Bureau of Prisons utilizzò Alcatraz come “albergo” per contrabbandieri di alcolici e gangster. Il numero medio di “ospiti” di The Rock – così era chiamato il carcere – ammontava a 264 detenuti, e tra i criminali più pericolosi e illustri si annoveravano Al Capone (boss di Chicago), “Bumpy” Johnson (poeta mafioso di Harlem) e Morton Sobell, giudicato colpevole di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica insieme a Julius ed Ethel Rosenberg. Nonostante la prigione fosse considerata a prova di evasione, nel 1962 i fratelli Anglin e Frank Morris riuscirono a fuggire su una zattera di fortuna e non furono mai più riacchiappati.
Dal momento che trasportare sull’isola le guardie carcerarie e tutti i materiali necessari alla loro permanenza costava più che mantenere i detenuti al Ritz, nel 1963 Alcatraz fu chiusa (l’ultimo menù appeso recita proprio questa data). Tra il 1969 e il 1971 i leader dei nativi occuparono l’isola per protestare contro l’invasione dei loro territori: il braccio di ferro con l’FBI è oggi ricordato da un museo sui dock e dalla scritta “This is Indian Land”, che si legge ancora sulla torre dell’acqua del carcere.
foto di Margherita Tizzi, testo ricavato dalla guida California di Lonely Planet