Gombitelli, l’isola linguistica segreta di Camaiore: Scopri il mistero!

Di : Lorenzo Dalmoro

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Posizionato sul dorso del monte Calvario, al margine delle Apuane, sorge un piccolo gioiello di paese, un antico borgo fantasma, silenzioso e quasi dimenticato, popolato da meno di un centinaio di anime. Da qui, il panorama si estende per 180 gradi: ad ovest degrada fino alla Versilia, distante solo dodici chilometri in linea d’aria, mentre a est si dissolve verso la pianura di Lucca. Il luogo, incantevolmente integrato nel paesaggio toscano, merita una visita. Nonostante la sua posizione isolata, lontano dal trambusto che affolla Pietrasanta e i lidi di Forte dei Marmi, molti turisti della Versilia si avventurano per le vie del villaggio, camminando sulle strade acciottolate che ne definiscono la struttura. Queste sono perfettamente mantenute e descritte minuziosamente dai pochi orgogliosi abitanti locali con targhe di ceramica elegantemente incise e posizionate nei punti piรน significativi. Essi raccontano la storia, inclusa l’epoca in cui Gombitelli era considerata un’isola linguistica, unica e sorprendente, ai piedi delle cave di marmo che in seguito attrassero alcuni dei piรน grandi scultori di ogni tempo, da Michelangelo a Moore.

La storia del linguaggio locale continuรฒ a evolversi fino al 1450, quando, dopo l’epidemia di peste, Paolo Guinigi, signore di Lucca, promosse l’immigrazione nella Repubblica per favorire il ripopolamento. Gombitelli divenne quindi rifugio per un gruppo di soldati lombardi che, espulsi da Firenze, trovarono accoglienza a Lucca. Fino agli anni ’30 del Novecento, gli abitanti di Gombitelli parlavano una lingua a loro peculiare, praticamente incomprensibile per chi veniva da fuori.

Si narra che l’insolita lingua parlata in passato a Gombitelli derivasse dalla presenza di un contingente di Ostrogoti o Longobardi, trasferitisi qui per combattere contro Lucca. Questi guerrieri si spostavano con famiglie, masserizie, bestiame e schiavi inclusi. Tra loro vi erano anche ostaggi catturati nel nord, in zona Bergamo, esperti nella lavorazione del ferro, una pratica tipica di quelle aree. Confinati nel castello di Gombitelli – che apparteneva ai Nobili di Montemagno e di cui rimangono i resti di due torri – questi prigionieri furono impiegati nella forgiatura di spade e armature per i soldati barbari. Tuttavia, nonostante le robuste spade, i germanici furono sconfitti e massacrati. I prigionieri, trovatisi liberi, si stabilirono definitivamente a Gombitelli, insieme alle vedove dei soldati caduti, continuando la lavorazione del ferro.

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Nei documenti storici, il borgo รจ menzionato per la prima volta nell’elenco dei beni appartenuti al Vescovado di San Martino, e successivamente nel 984 d.C. tra i beni che il vescovo Teudigrimo concesse in enfiteusi a Gherardo, sotto il nome di Cumitellio o Chiomitelio, termini che potrebbero indicare un nobile, un conte. Alcuni studiosi ipotizzano che il nome derivi da Gombete (gomito in dialetto locale) o dal termine medievale Gumbus, a sua volta derivante dal latino cubitus (gomito). L’origine del nome rimane incerta, ma รจ certo che Gombitelli sorse intorno a un castello, come attestato in un documento pergamenaceo del 1029. Attaccato e conquistato piรน volte fino al XIII secolo, il castello fu distrutto dai lucchesi, e il paese, giร  provato dalle continue incursioni e dalla peste, iniziรฒ a spopolarsi, entrando assieme ad altri sette borghi nella “Vicaria di Camaiore”.

Nel XVI secolo, alcuni fabbri tedeschi al seguito dell’imperatore Carlo V si stabilirono nel paese, iniziando la produzione di chiodi chiamati “gavorchi” (termine dialettale lucchese per indicare qualcosa di brutto, sgraziato), utilizzati nella carpenteria. I resti di questa antica attivitร  artigianale emergono oggi inaspettatamente nei muri delle case, dove gli scarti di ferro venivano utilizzati come riempitivo per la calce e la malta. Qui e lร , incastonati nei muri, si possono vedere ganci per il bestiame e ferri di cavallo, utilizzati per la custodia e l’uso degli animali. Tra gli oggetti che raccontano la storia del paese, la scultura in bronzo “Lo stagno di casa” realizzata da Alma Tancredi nel 2016, riflette la contemporaneitร  e attira lo sguardo curioso dei turisti.

Il paese, ormai privo del suo castello, รจ oggi segnalato solo dal campanile romanico della pieve di San Michele, ricostruita nel Seicento e ampliata nella seconda metร  dell’Ottocento. Questo luogo รจ una meta ambita per chi desidera scoprire un’altra tradizione ancora molto viva: la lavorazione del maiale, dedicata alla produzione di saporiti salumi di vario tipo, primo fra tutti il prosciutto. Questa attivitร  รจ tramandata di generazione in generazione, come dimostra il Salumificio Artigianale Gombitelli della famiglia Triglia, dove si possono assaggiare prodotti di alta qualitร  lavorati con materie prime selezionate. Per una vera esperienza gastronomica, il salumificio รจ il luogo giusto dove i prodotti parlano italiano (e toscano).

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INFO

– versiliamo.com

– gombitelli.com

ARRIVARE

In auto: da Viareggio sono 25 km lungo la SP1

MANGIARE E DORMIRE

La gastronomia artigianale Gombitelli รจ un punto di riferimento nel paese, anche perchรฉ non รจ facile incontrare altri abitanti durante una breve visita. Per dormire, รจ consigliabile dirigersi verso Camaiore o Viareggio.

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