Per esplorare a fondo l’imponente Parco Archeologico, sono necessari almeno tre giorni: la bellezza, intesa come proporzione e armonia derivante da equilibri aritmetici regolari e melodici, tipici dell’estetica greca e poi adottata a Pompei con un tocco romano, si manifesta anche nel Museo Archeologico di Napoli. Ad esempio, è possibile ammirare l’affresco di Marte e Venere o il ritratto di una giovane donna conosciuta come “la Poetessa”. Per questo, è altrettanto valido trascorrere un periodo prolungato a Pompei, per due principali ragioni. La prima è l’opportunità di godere dell’accoglienza di alto livello, ma presentata con quella “semplicità difficile da realizzare” che caratterizza l’hotel boutique Habita79. La seconda ragione è la scoperta del Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario (1876-1939), che cattura l’attenzione sia dei credenti che dei laici, grazie al suono delle campane che riecheggia potente dalla cima del suo alto campanile quadrato di 85 metri, dominando l’unica piazza di Pompei.
Il Santuario fu promosso da Bartolo Longo (1841-1926), considerato un “testimone di Fede e Carità” e oggi vicino alla santità, la cui statua in bronzo si trova davanti a uno dei due edifici che formavano la Casa del Rosario, un rifugio per orfani e pellegrini. Questo luogo fu pensato per stimolare attività caritative e rafforzare la devozione alla Madonna di Pompei. L’immagine della Vergine, che domina l’altare maggiore e si dice sia opera di un discepolo della scuola di Luca Giordano, è venerata e supportata da innumerevoli ex-voto e donazioni conservati nell’area museale allestita nel palazzo della Legazione Pontificia. Nella Sala del Tesoro sotterranea sono esposti invece oggetti sacri e paramenti liturgici.
Nonostante l’attraente seduzione del sito archeologico, ogni anno la Madonna di Pompei attira due milioni di fedeli, coinvolti in processioni e pellegrinaggi, un decimo dei visitatori degli scavi. Il 2025, dedicato al cristiano Bergoglio, ex Papa, vede la sua effigie in bronzo anche all’ingresso della chiesa, i cui interni ottocenteschi sono piuttosto decorati e zuccherini. I fedeli, pur convinti, forse non considerano che anche il Padreterno, per quanto onnisciente, possa aver commesso l’errore di un eccessivo ottimismo concedendo agli uomini il libero arbitrio. Il santuario riflette quella parte del paese spesso preda dell’irrazionalità, dove baciare il rosario e offrire ex-voto in cambio di presunti miracoli rischia di diventare un calcolo di convenienza, spesso sfruttato dalla chiesa che possiede molti edifici della piazza.
Salendo sul campanile, sia in ascensore che a piedi, si gode di una vista mozzafiato che spazia dal vasto Parco Archeologico fino al Vesuvio e ai monti circostanti.
È interessante ricordare, ora che la moderna città di Pompei si presenta con una spaziosa piazza e una trafficata via commerciale piena di negozi, che Goethe nel suo “Viaggio in Italia” (1786-1788), prima degli scavi dell’800 (iniziati intorno al 1860 e ancora in corso), descriveva Pompei come una sorpresa per le sue “magnifiche viste già conosciute grazie ai pittori di paesaggi”, le strade strette ma dritte, e le case senza finestre, illuminate dai cortili e dai loggiati, più simili a modellini o case di bambole che a veri edifici, tutte dipinte con colori vivaci. Nel 1913, la guida turistico-ferroviaria inglese Bradshaw’s menzionava che, oltre alla stazione, esisteva una sorta di borgo, fornendo informazioni pratiche per accedere agli scavi della “città rovinata scoperta da un contadino…”
Oggi Pompei è ben diversa: un piccolo mondo, tanto minuto quanto è vasta la città romana riportata alla luce, che oscilla tra il profano e il sacro. Lusso e voluttà all’Habita79 si contrappongono alla modestia e frugalità del Santuario. Le architetture e i volumi delle ville romane rivelano una struttura meravigliosamente armoniosa, semplice e razionale, vicino al Santuario e agli scavi. L’Habita79, con i suoi interni in stile anni ’50 e colori che richiamano le tinte dominanti del Parco Archeologico, offre un piacevole minimalismo che rispecchia la funzionalità delle antiche dimore romane.
L’Habita79, originariamente l’albergo del Rosario di proprietà ecclesiastica e rifugio di pellegrini e devoti, è stato gestito da suore prima di essere acquisito dalla famiglia Fiore di Napoli e trasformato in un imponente hotel di classe inaugurato tra il 2020 e il 2021, situato “tra due fuochi”: uno laico e l’altro religioso. Nel cuore di Pompei, tra i due credi, si trova la signora Elisabetta, proprietaria di una bottega in via Roma, piena di rosari e sculture priapiche, ricordi degli anni ’50 quando, da bambina, giocava nel giardino dell’attuale hotel con frammenti di mosaici, inconsapevole del loro significato storico.
INFO
– habita79.it/
– santuario.it
– pompei.it
ARRIVARE
Da Napoli Centrale, raggiungibile via trenitalia.com o italo.com, il treno della Circumvesuviana porta in circa 45/50 minuti alla fermata di Pompei, proprio di fronte a uno dei due ingressi.
DORMIRE E MANGIARE
Una sosta all’Habita79 è consigliata, data la limitata offerta ricettiva di Pompei. L’hotel propone un menu con delizie come burratine su letto di pappa e pomodoro, scialatielli di pasta fresca alla pescatora, tempura di verdure e crocchè di patate, oltre a pizzette di friarelli e provola o insalate di mare con ingredienti freschi e locali, serviti anche sulla vasta terrazza panoramica.
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Lorenzo è un giornalista appassionato di scoperte e di nuovi orizzonti. I suoi racconti di viaggi e moda sono scritti in modo semplice e diretto, rendendo le tendenze internazionali facilmente comprensibili. La sua scrittura dinamica e informativa guida i lettori nel mondo delle nuove avventure stilistiche.