Le streghe giocano con il pericolo e, se riescono a evitare di essere bruciate o condannate da moralisti tediosi, riescono spesso a ritagliarsi uno spazio speciale all’interno della società.
Questo è certamente il caso di Triora, un piccolo borgo della provincia di Imperia, abitato sin dalla preistoria da alcune delle più intriganti maghe liguri. A tal punto che il paese è stato soprannominato il “Salem d’Italia”, un riferimento chiaro alle donne (vere o presunte tali) che furono impiccate con accuse di stregoneria a Salem, nel Massachusetts, tra il 1647 e il 1678.
Il fenomeno della caccia alle streghe a Triora, un bastione cattolico, iniziò nel 1587. La sequenza degli eventi fu più o meno la seguente: pregiudizi, torture, confessioni forzate, abiure e penitenze. Le donne accusate di stregoneria furono sconfitte, ma non persuase.
Triora: il “Salem d’Italia”
Un libro di Marina Montesano (Andare per i luoghi della stregoneria, Il Mulino, 2024) racconta dettagliatamente questo periodo di persecuzione implacabile. Tuttavia, per capire meglio la situazione di “Salem d’Italia”, è consigliabile una visita diretta a Triora. Il villaggio ha un’atmosfera spettrale, forse a causa dei suoi soli quattrocento abitanti, che contribuiscono a dare un’aura quasi fuori dal tempo, come descritto in “Il popolo dell’autunno” di Ray Bradbury. Sembra che il paese sopravviva solo come un archivio vivente di fantasmi del passato.
La mostra a Padova
Se siete affascinati dalle streghe di Triora, troverete interessante la mostra “Stregherie. Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere”, aperta fino al 1 febbraio. La mostra si tiene alla Cattedrale ex Macello di Padova. L’evento è stato ideato da un personaggio singolare, il “collezionista dell’occulto” Guglielmo Invernizzi.
La mostra si articola in nove sezioni (definite “calderoni”) che esplorano miti, corporalità e saperi eretici. Il mondo delle streghe è un universo “alternativo”, radicato nelle tradizioni ancestrali e collegato agli archetipi del femminile, agli oracoli e ai rituali ardenti. A partire dal mondo classico, queste donne misteriose diventano simboli di ribellione contro la cultura dominante e, dal Medioevo in poi, di libertà contro ortodossie e dogmatismi.
Il fascino oscuro delle streghe
Secoli di sibille, mazzi di tarocchi, oggetti carichi di misticismo, opere pittoriche e scultoree, e immagini sensuali sono presenti ovunque. Utilizziamo ancora il termine “affascinante”, perché deriva dal latino “fascinum“, che significa amuleto, incantesimo. È il termine perfetto per descrivere una strega.
Queste incantatrici sono sedotte e spesso possedute da Satana, diventando strumenti di corruzione e dannazione. A loro volta, seducono anche noi, manipolando corpi e spiriti con la loro inquietante bellezza e i loro filtri d’amore.
La persecuzione dell’incomprensibile
Una sezione della mostra è dedicata a un processo per stregoneria del 1539. I visitatori si trovano immersi in una scena di tribunale, dove un inquisitore lancia accuse terribili e una donna sempre più esausta cerca di difendersi, finendo per confessare i fatti più oscuri pur di terminare la tortura.
Chi erano le streghe? Di cosa venivano accusate? Come si difendevano? E se venivano condannate, cosa si celava dietro il verdetto di colpevolezza? La mostra di Padova attinge a secoli di miti, leggende e storie di seduzione e roghi, materiale degno dei migliori romanzi fantasy e d’avventura.
A Padova, la visita inizia con un’immersione nelle radici del mito, esplorando i culti antichi, i simbolismi del femminile primordiale e le narrazioni orali che hanno dato vita all’archetipo della strega. Il secondo “calderone” si concentra sul corpo, da sempre territorio di desiderio e ribellione.
Iconografia della strega
Proseguendo la visita, si entra nell’antro dell’oblio, dove le conoscenze popolari come la medicina naturale, l’erboristeria e le pratiche magiche vengono riconosciute nella loro dignità culturale. Nella sala del marchio, si esplorano le dinamiche storiche e iconografiche che hanno contribuito a costruire l’immagine demoniaca della strega, dalle miniature medievali alla propaganda inquisitoria. Un “calderone” è dedicato a Marietta Robusti, soprannominata Tintoretta, protagonista di una leggenda che intreccia arte e magia. Sedotta da una strega, Tintoretta rubò delle ostie consacrate e le nascose nel giardino di casa. Informata dell’accaduto, suo padre affrontò l’incantatrice, che riuscì a fuggire trasformandosi in un gatto.
Chi sono veramente le streghe
Nell’Ottocento, le streghe riemergono come figure evocative nell’immaginario romantico, cambiando le loro sembianze e la loro considerazione sociale fino ai giorni nostri, dove la magia è reinterpretata nel linguaggio dell’arte contemporanea. La mostra è un’occasione straordinaria per riabilitare una figura ingiustamente dimenticata. La strega che ci terrorizzava da bambini è quella che ci incanta da adulti, e non possiamo dimenticarla. Rimane spaventosa nelle favole per i più piccoli, un simbolo di indipendenza e rinascita per la donna, un emblema di attrazione e curiosità, anche sessuale, per gli uomini.
Le streghe, nell’immaginario collettivo, sono figure incredibilmente pericolose. Mentono, parlano a vanvera, e quando dicono la verità, inventano bugie e viceversa. Franco Cardini, in “Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente Medievale” (La Nuova Italia, 1979), racconta di streghe che allo stesso tempo consolano gli afflitti, gli emarginati e i devianti. Ecco, le streghe sono “doppie”, capaci di creare sia filtri erotici sia veleni, di offrire sia conforto sia dannazione. Per questo motivo, sono così affascinanti.
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