Dal XIV secolo, un’entità inquietante ha preso piede tra le convinzioni europee: il Diavolo. Secondo le élite del tempo, questa figura malvagia si nascondeva dietro ogni donna che mostrasse spirito d’iniziativa, vivacità o indisciplina. Ne consegue che molte di queste donne vennero viste come una minaccia per l’ordine sociale. Nel corso del Cinquecento, l’accusa di stregoneria divenne comune per le donne che si discostavano dalle norme socialmente accettate. Coloro che eccellevano in ambiti come la medicina o le prime scienze subivano forti pregiudizi; fenomeno che persiste anche oggi con gli stereotipi di genere che limitano le opportunità femminili. L’opinione pubblica di quel tempo, che spesso vedeva le donne come esseri inferiori e pericolosi, si accentuava particolarmente verso quelle che dimostravano indipendenza o possedevano conoscenze medicinali o erboristiche.
La conoscenza, specialmente quella medica o scientifica, era frequentemente sospettata e temuta quando detenuta da donne, portando spesso alla loro persecuzione. Ad esempio, nel Castello di Presule nel 1506 e nel 1510, molte furono processate e condannate al rogo, nonostante cercassero di usare la conoscenza come mezzo di emancipazione. Nel suo romanzo “E ti chiameranno strega”, Katia Tenti sottolinea l’importanza dell’istruzione e della conoscenza come strumenti contro l’ignoranza e il pregiudizio. I temi del passato si intrecciano con quelli attuali, evidenziando come le sfide delle donne nel Cinquecento trovino riscontro ancora oggi, sottolineando la continua lotta per l’uguaglianza e il rispetto dei diritti delle donne.
Hilde Waldner, originaria dell’Ungheria ma residente da trent’anni a Castelrotto, lavorando sull’albero genealogico della sua famiglia ha scoperto che l’area era abitata fin dal IX secolo da donne per l’epoca emancipate, che lottavano per difendere i diritti dei contadini e dei loro mariti, spesso sfruttati per mantenere il clero e la nobiltà. Spesso, le accuse di stregoneria e eresia nei confronti delle donne che lavoravano come domestiche, sarte o cameriere erano solo pretesti. Oggi, tra i boschi dell’altopiano tra Fiè, Siusi e Castelrotto, esiste un “sentiero delle streghe” che include sedute leggendarie delle stesse nei boschi di Marinzen e Bullaccia, sopra Castelrotto, dove si trovano pietre ricoperte di muschio che ricordano troni giganteschi, e rami contorti da cui le streghe, secondo la leggenda, scatenavano tempeste.
Il maestoso Castello di Presule, ampliato e fortificato durante il regno di Massimiliano I, domina il paesaggio da un promontorio roccioso, fiancheggiato da vigneti ordinati, proprio dove la strada che sale dalla Val d’Isarco incrocia l’antica via che collega Tires con Fiè e Siusi. Un sentiero delle streghe, che si snoda attraverso i boschi soprastanti, porta alla scoperta di questi luoghi densi di storia e leggenda.
Una visita guidata al castello, disponibile sia in italiano che in tedesco, dura circa un’ora e permette di esplorare le varie sale, arredate con mobili autentici dell’Alto Adige e del Tirol, e di ammirare i loggiati esterni, le lapidi araldiche, gli affreschi, l’elegante cappella di San Valentino, la sala dei cavalieri e la Torre del Moro, tra gli altri punti di interesse. La struttura del castello, con i suoi corridoi stretti e le sue corti affrescate, offre un’immersione unica nella storia e nell’arte dell’epoca.
INFO
– fie.it
– schloss-proesels.it
– presulis.com
ARRIVARE
Da Torino e Milano, è possibile raggiungere Bolzano in treno, da dove un autobus porta a Presule/Prösels in circa mezz’ora. La durata complessiva del viaggio è di circa 3 ore e mezza o 4 ore.
DORMIRE E MANGIARE
Il resort Slow Hideaway Presulis offre un’esperienza enogastronomica di qualità, con piatti elaborati dallo chef Matus Cais e un’ampia selezione di vini. Gli appartamenti, arredati con legno di cirmolo e tessuti tradizionali, offrono comfort come sauna, bagno turco e una piscina riscaldata, anche d’inverno.
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