Se n’è andato pochi giorni fa, il 2 gennaio, il campione francese di sci Jean Vuarnet. Aveva 83 anni. Oro olimpico in discesa libera nel 1960 e sette volte campione di Francia, è ricordato soprattutto per aver inventato la posizione sciistica “a uovo”, che migliora l’aerodinamicità della discesa, ideata grazie ai suoi studi in medicina. Grande sportivo e pioniere nella tecnica, fu anche il primo a utilizzare gli sci metallici al posto di quelli in legno, nel 1959. Fin da giovane si distinse per il grande agonismo e lo spirito intraprendente: a 25 anni fu bronzo in discesa al Mondiale di Badgastein e la sua carriera culminò con la posizione di direttore tecnico della nazionale azzurra di sci dal 1968 al 1972 e con la presidenza della Federazione Francese di Sci dal 1972 al 1974.
Oltre ai risultati sportivi Vuarnet collezionò anche numerosi successi come imprenditore. Nel 1959, dall’incontro con l’ottico Roger Pouilloux, nacquero gli occhiali da sole Vuarnet 02, creati appositamente per lui e sinonimo di prestazione sportiva, grazie alla lente Skilynx che migliorava nettamente la visione della pista innevata. Con quegli occhiali vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi a Squaw Valley negli USA e da lì nacque un profondo sodalizio con Pouilloux, che portò alla creazione della Maison Vuarnet. Non solo. Negli anni ‘60 il visionario aprì la stazione sciistica di Avoriaz, collegata con la Svizzera attraverso i 12 impianti delle Portes du Soleil.
Fu la perdita della moglie, Edith (anche lei campionessa e sorella di François Bonlieu, altro grande nome dello sci transalpino) e di uno dei figli, Patrick, a sconvolgere la sua vita e a toglierlo dalla scena pubblica. Nel 1994, infatti, furono tra le vittime di un suicidio collettivo che coinvolse 16 adepti della setta del Tempio Solare, una congregazione esoterica attiva in Francia, Svizzera e Canada. L’ultima apparizione pubblica risale al febbraio 2016 a Chamonix, durante una tappa della Coppa del Mondo, dove presenziò per celebrare il decimo anniversario del titolo olimpico di Antoine Dénériaz, campione in discesa dei Giochi di Torino.
