Fino al 28 giugno a Palazzo Reale, Milano, “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”, una mostra che s’ispira alla grande esposizione allestita nel 1958 nelle stesse sale, risanate dopo i bombardamenti del 1943. Un bel progetto secondo me, perché dà uno smacco a chi dice che Milano non è bella e, soprattutto, non ha una storia.
Le 250 opere esposte parlano dei secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti e degli Sforza – le due famiglie che resero grande Milano – fino alla frattura costituita dall’arrivo dei Francesi. Il percorso si svolge attraverso una serie di tappe cronologiche che illustrano la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica milanese: pittura, scultura, oreficeria, miniatura e vetrate con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale tanto da essere definita “ouvraige de Lombardie”.
I decenni centrali del Trecento ospitano i toscani Giotto e Giovanni di Balduccio e vedono la fondazione di importanti biblioteche come quella di Pavia. Nel 1400 domina Gian Galeazzo Visconti, personaggio chiave del tardo gotico lombardo: sono gli anni del grande cantiere del Duomo di Milano e per questo la Fabbrica del Duomo ha generosamente accettato di smontare dalle guglie ed esporre in mostra alcune statue della Cattedrale e alcune vetrate.
Nella terza sezione si passa al lungo regno di Filippo Maria Visconti, molto diverso da Gian Galeazzo, con una personalità nevrotica non adatta a riunire una vita di corte di qualità. Comincia la crisi del ducato e molti artisti lasciano la Lombardia. In questa tappa domina il linguaggio tardo-gotico con largo uso di materiali preziosi, ori, vestiti sfarzosi. Il capitolo successivo mette a fuoco l’importanza capitale dello snodo figurativo che corrisponde alla fine dinastica dei Visconti e alla presa di potere di Francesco Sforza (intorno al 1450) fino a tutto il periodo di governo di Galeazzo Maria Sforza. Il progressivo spostamento della sede della corte da Pavia a Milano, destinata a diventare a breve l’unica capitale stabile del ducato, facilita l’avvento di nuove maestranze e nuove tendenze. È il periodo delle grandi botteghe che si spartiscono il lavoro delle grandi imprese decorative al Castello Sforzesco a Milano e a Pavia: Foppa, Bembo, Zanetto Bugatto, Bergognone.
La quinta e ultima tappa è dedicata agli anni di Ludovico il Moro e all’arrivo dei Francesi: sono anni di cambiamenti radicali nell’urbanistica, nell’architettura e in generale nella produzione artistica grazie alla presenza di personalità eccezionali come Bramante, Leonardo e Bramantino. Malgrado la crisi del sistema politico e la fragilità delle finanze dello Stato, le botteghe lavorano a pieno regime: Milano produce ed esporta meravigliosi prodotti di lusso come smalti, oreficerie, ricami eseguiti in gran parte sulla base di progetti elaborati da artisti di primo piano secondo un procedimento che anticipa quello del moderno design.
Per informazioni: www.viscontisforza.it; ww.comune.milano.it/palazzoreale.