La storia dell’amaro Toccasana di Teodoro Negro

L’amaro Toccasana nasce nell’astigiano, dove da sempre è diffuso il sapere delle erbe e della farmacopea casalinga. Proprio in questo territorio, ricco di boschi, vigneti e fiumi, medici e preti di campagna hanno, infatti, esercitato la pratica della medicina erboristica. Settimo di dodici figli, Teodoro Negro, classe 1910 di Cessole (AT), non era un professionista del settore ma era il più apprezzato rabdomante della zona e a lui si devono decine di pozzi artesiani, scavati nelle campagne per dare acqua alle case e irrigare le coltivazioni. La sua passione per erbe e spezie lo portò a specializzarsi anche in erboristeria.

A quattordici anni iniziò a raccogliere e catalogare le erbe di Langa, molte delle quali furono messe a dimora nei terreni adiacenti al futuro negozio. Inizialmente, i suoi rimedi erano composti da un numero esiguo di erbe: secondo la tradizione, il miracoloso pacchettino di carta ne conteneva non più di sette. La popolarità del “Settimino di Cessole” crebbe rapidamente, tanto che “i pazienti” ritornavano, chiedendo nuovamente la preparazione di quello che veniva definito un “Toccasana”, ovvero un miscuglio di cinque o sei erbe da mettere in infusione e da bere dopo i pasti per favorire la digestione. L’unico consiglio che veniva dato, a seconda del “problema” da curare, era la differente composizione del liquido d’infusione, che poteva essere acqua calda, vino bianco o cognac.

Il passaparola popolare raggiunse anche le regioni vicine e il grande consenso provocò addirittura l’invidia dei medici professionisti, che lo accusarono di stregoneria e lo citarono in giudizio. Da questo episodio scaturì un articolo su Stampa Sera (10 novembre 1938), dove Negro venne ovviamente assolto dall’esercizio abusivo della pratica sanitaria. Iniziarono, quindi, a crearsi lunghe file fuori dal suo studio erboristico, un luogo ancora oggi magico, ricco di oggetti particolari. Questo rito della visita, testimoniato in un articolo de La Stampa del 25 febbraio 1997, è rimasto inalterato fino a quando l’uomo non è passato a miglior vita, a 87 anni compiuti.

L’amaro Toccasana

Negli anni migliori della sua professione, Teodoro Negro cominciò a pensare alla possibilità di creare un rimedio universale, un elisir di lunga vita figlio delle teorie alchemiche spesso attribuite alla mente del filosofo e teologo catalano Raimondo Lullo (1233-1316). Da sempre i medici hanno rincorso questo mito e la storia della liquoristica è costellata di ricette per elaborare rimedi con oltre cento erbe, che avrebbero dovuto curare ogni sorta di male.

Negro studiò prima l’arte dell’infusione al monastero dei Padri Scolopi di Carcare, in provincia di Savona, poi, nel 1940, fu tra i primi in Italia a diplomarsi in erboristeria all’università di Pavia. Nel 1970, elabora il suo Toccasana, che contiene 37 erbe principalmente piemontesi, raccolte in montagna o nelle Langhe, come quelle coltivate nel suo orto botanico, cui ne aggiunse alcune provenienti da terre lontane, come il legno quassio.

L’infuso nasce dalla macerazione a freddo di 37 erbe, fiori, bacche e radici dotate di importanti proprietà digestive, tra cui achillea moscata, anice verde, assenzio romano, basilico, camomilla romana, genziana maggiore, marrubio, melissa, menta piperita, rabarbaro cinese, rosmarino e salvia. Il Toccasana ne racchiude i profumi e gli aromi in soli 21 gradi.

La Stampa, il 20 giugno 1990, scrisse: «”Io non prescrivo nessuna cura”, dice Negro, che ha il terrore di essere scambiato per un guaritore, per un mago. “Faccio tisane, consiglio le piante migliori per alleviare un certo malanno”… I miracoli, Teodoro Negro non li fa, eppure un toccasana l’ha inventato: il nome glielo hanno affibbiato i suoi clienti. “Un tempo vendevo solo le erbe da aggiungere al cognac, poi la gente ha cominciato a chiedermi di preparare tutto io. E così è nato il Toccasana”».

Oggi il prodotto ha perso la sua connotazione curativa, così com’è accaduto alla totalità degli amari presenti sul mercato, diventando un eccellente dopo pasto, bevuto liscio, e un ottimo aperitivo, con l’aggiunta di soda e altri liquori o vermouth. Infine, vale la pena ricordare la Riserva del Fondatore, che nasce dal lungo invecchiamento in legno di rovere dell’infuso di 37 erbe che dà origine al Toccasana. Prodotta in una singola barrique elaborata ogni anno e imbottigliata solo quando l’erborista dell’azienda ritiene che abbia raggiunto l’equilibrio ottimale, la Riserva conta solo su pochissimi esemplari.

@ ufficio stampa Toccasana

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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