Comparsi per la prima volta durante il periodo imperiale romano, i costumi da bagno era utilizzato per l’atletica, la danza e nelle scuole di ginnastica. Lo dimostra il mosaico della villa romana di piazza Armerina (Sicilia). Il bikini che conosciamo oggi, a volte seducente e peccaminoso, fu introdotto da Louis Reard e Jacob Heim il 5 luglio 1946, lo stesso anno in cui gli Stati Uniti fecero esplodere nel Pacifico, sull’atollo di Bikini (isole Marshall), alcuni ordigni nucleari.
Visto che l’introduzione del nuovo costume fece scalpore tanto quanto il test americano, gli stilisti francesi pensarono di usare il nome dell’atollo per evidenziare la loro creazione. Una creazione sconvolgente che, per la prima volta, vedeva una donna mostrare ombelico, gambe e seno allo stesso tempo. Ruolo fondamentale nel successo del capo lo ebbe Brigitte Bardot in Manina, The Girl in Bikini. Negli anni ’60, invece, imperversò la meno succinta culotte di Ursula Andress in Agente 007 – Licenza di uccidere, ma poi lo slip tornò a ridursi “sconsiderevolmente”, mandando temporaneamente in pensione l’intero, che oggi ribadisce la sua eleganza senza tempo.
Proprio i costumi interi sono protagonisti della linea di Sara Melis: “Ho messo insieme tre cose: la passione per la moda, l’ammirazione per mia madre, una donna dal grande fascino, e l’amore per la Sardegna, la terra in cui sono nata e cresciuta, tra sole, mare e natura – racconta la stilista -. Insomma, avevo qualcosa di importante da comunicare: La Revêche”. Il primo costume intero, l’iconico Assuan, porta proprio il nome della mamma della ragazza. Romantico ed elegante, emerge subito nel mercato, grazie a quella cascata floreale che impreziosisce un lato del modello, dalla spallina destra al fondo schiena. “Quando ero piccola, mia madre mi faceva indossare delle bellissime fascette per capelli, spesso con un tripudio di fiori. Mi sono sempre rimaste impresse”.
I costumi della Melis sono realizzati a mano in lycra e microfibra di prima qualità, poi rifiniti con ruches o fiori in chiffon impalpabile, frutto di un lungo studio di ricerca. “Le sapienti mani che li realizzano, uno ad uno, sono quelle di artigiani sardi, rinomati in tutti il mondo per la manifattura dei tipici abiti, che non pochi stilisti hanno divulgato a livello globale”. Insomma, La Revêche non offre solo un accessorio da spiaggia, ma un mezzo per esaltare l’essenza della femminilità anche al chiaro di luna, magari sopra una gonna o un paio di jeans. Sono l’haute couture dello swimwear. Anche per le più piccole.
foto La Revêche