Le donne (e muse) degli artisti più famosi

Sono state amiche, mogli, amanti e mecenatesse, ma soprattutto muse. Perché se dietro ogni uomo c’è una grande donna, questo vale anche per gli artisti e le “lei” che li hanno ispirati. Talvolta si trattava di rapporti dolci e fedeli, in altri casi fedifraghi e tragici, oppure semplicemente dettati da un’infinita stima. Insomma, le donne dipinte nei quadri di alcuni dei più grandi pittori sono state ben più di semplici soggetti. Da Modigliani a Andy Warhol, passando per Picasso, Klimt e Jackson Pollock, ecco chi ha amato, segnato e sconvolto gli artisti, lasciando, in qualche modo, un proprio segno sulle loro tele.

Alberto Giacometti e la prostituta Caroline

Lei usava uno pseudonimo, mentre lui, quando la incontrò, era già un artista affermato. Era il 1958 e l’incontro fatidico avvenne in un bar di Montparnasse, a Parigi. Poco importava se lui aveva 57 anni e lei solo venti. Fu l’inizio di una storia d’amore lunga sette anni, malgrado Giacometti fosse già sposato e lei, del resto, gli fosse infedele – lui la fece chiamare al posto della moglie per tenergli la mano nell’ultimo istante. Giacometti fece di Caroline più di trenta ritratti, oltre a un busto. Da vedere il film Final Portrait per capire a fondo questo amore ossessivo, mentre, tra i libri, L’ultima modella di Franck Maubert.

Caroline avec une robe rouge 1964-65
Alberto Giacometti, Caroline avec une robe rouge (1964-65)

Man Ray e Kiki de Montparnasse

E’ proprio lei, Alice Prin, in arte Kiki de Montparnasse, la donna raffigurata ne Violon d’Ingres, la foto scandalo in cui Man Ray sovrappone al fotogramma del suo corpo nudo i segni a effe del violoncello. Quella tra loro – lui pittore, fotografo e grafico statunitense esponente del Dadaismo; lei modella e cantante dal carattere impulsivo e impetuoso – fu una storia che durò sei anni. Si incontrarono nel 1921, quando lui realizzava servizi per Vogue: la convinse a posare per lui e da quel momento diventò il suo soggetto preferito. Per dieci anni Kiki fu la “Reine de Montparnasse”, figura centrale della ruggente Parigi degli anni ‘20, fatto che non contribuì a ridurre la gelosia di lui, che spesso la malmenava in pubblico per via dei suoi atteggiamenti disinibiti.

Gala Éluard e Salvador Dalì

Non si può dire che fosse bella, ma di certo era molto ambita, una “musa inquietante” per tutti i surrealisti. Gala Éluard, nata Elena Dmitrievna D’jakonova, modella russa che avrebbe sconvolto il mondo culturale francese, fu fonte d’ispirazione sia per Paul Éluard, suo primo marito, che per Max Ernst, di cui divenne l’amante. Non passò inosservata nemmeno al genio eccentrico Dalì, che la incontrò nel 1929. Lui era di undici anni più giovane, lei lo tradiva di continuo con artisti più giovani, ma lui le era totalmente devoto. Rimasero insieme fino alla morte di lei, nel 1982, e pare che da quel momento anche lui perse la voglia di vivere. La Madonna di Port Lligat (1949) è uno dei quadri più famosi che la vedono protagonista.

Andy Warhol e Edie Sedgwick

“Un pezzo d’arte pop camminante”: così Warhol aveva definito Edie, modella californiana con lui l’artista girò ben undici film, tra cui Ciao, Manhattan. Sedgwick era la settima di otto figli provenienti da una famiglia illustre; bellissima e straordinariamente ricca, poco avrebbe avuto a che fare con Warhol, figlio di immigrati polacchi e cresciuto nell’operaia Pittsburgh, se non fosse che l’alchimia scattò all’istante. Tanto che lei arrivò a tagliarsi i capelli e a tingerli di biondo per assomigliare di più all’artista. Migliore amica e musa, Warhol però la perse presto: ad appena 28 anni morì per un’overdose di barbiturici, dopo essere entrata e uscita a più riprese da un ospedale psichiatrico.

Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne

Jeanne Hébuterne rimarrà forse per sempre un personaggio misterioso e triste almeno quanto il suo compagno di vita, Modigliani, fu tormentato. Era il 1917 quando si incontrarono all’Académie Colarossi di Parigi: lei studentessa timida, ma anche sveglia e determinata; lui di dieci anni più grande, già squattrinato, alcolizzato e malato di tubercolosi. Soprannominata “noix de coco” dagli amici per via dei lunghi capelli castani che contrastavano con il pallore del viso, fu il soggetto femminile più frequente tra i quadri di Modigliani. Insieme ebbero una figlia, Jeanne (stesso nome della madre), ma quando, nel 1920, lui morì, lei, di nuovo incinta al nono mese, si gettò dalla finestra della casa dei genitori. I funerali di Modigliani furono maestosi, quelli di lei sbrigativi e fatti in gran segreto. La famiglia non aveva mai approvato la loro relazione e ci vollero due anni prima che il fratello di Modigliani, Giuseppe Emanuele, riuscisse a riunirli al cimitero Père Lachaise.

Ritratto di Jeanne Hébuterne, 1919
Amedeo Modigliani, Ritratto di Jeanne Hébuterne (1919)

Pablo Picasso e Dora Maar

Lei, affermata fotografa di 28 anni, modella e artista di grande talento, impegnata socialmente e politicamente; lui 54enne già pieno di amanti: era evidente che la storia tra Dora e Pablo non poteva avere un lieto epilogo. Si incontrarono per la prima volta nel 1935 in un bar di Parigi: lei indossava guanti bianchi e passava il tempo a battere con un coltellino lo spazio tra un dito e l’altro. Fu Paul Éluard a presentarli e in breve tempo Dora divenne il soggetto preferito di Picasso (è lei la figura femminile che regge la lampada al centro di Guernica). Dopo nove anni, l’artista la lasciò per la giovane Françoise Gilot – la “maledizione di Picasso” voleva che fosse sempre lui ad abbandonare le compagne – e la fotografa finì ricoverata in una clinica psichiatrica. “Dopo Picasso c’è solo Dio” sembra che avesse detto al suo analista.

Portrait de Dora Maar, 1937.
Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar (1937)

Lee Krasner e Jackson Pollock

Entrambi pittori dotati di grande talento, Krasner e Pollock si conobbero nel 1941 ad una festa a New York. Insieme crearono alcune delle più importanti opere dell’espressionismo astratto, malgrado lui fosse destinato a superarla in termini di fama. Ma l’alcolismo di Pollock non rese vita facile alla coppia: lei spesso non riusciva a concentrarsi sul lavoro per via dei problemi con lui, e quando dovette allontanarsi per “dargli spazio”, lui, ubriaco, si schiantò con la sua auto contro un albero, perdendo la vita sul colpo. Così Lee inaugurò la Pollock-Krasner Foundation, fondazione volta al sostegno di artisti emergenti in difficoltà economiche.

Adele Bloch Bauer e Gustav Klimt

C’è da dire che Bloch Bauer non fu l’unica modella di Klimt, ma sicuramente quella con cui l’artista trovò un’intesa particolare, espressa alla perfezione nel celebre Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, ma anche in Judith e ne Il bacio. Nella Vienna del secondo dopoguerra la sua immagine diventò persino un simbolo della cultura nazionale, tanto da ricevere l’appellativo di “Monna Lisa austriaca”. Molti hanno ipotizzato che Adele e Klimt avessero una relazione; quel che è certo è che dopo la morte della donna, la sua camera divenne per Klimt una specie di santuario. La modella era discendente di una famiglia ebrea di industriali dell’alta società viennese, ma, con l’avvento del nazismo, sia il prestigio che i quadri andarono persi. Lunga fu la lotta della famiglia per tentare di recuperare le opere di Klimt dopo la guerra: in particolare, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I fu oggetto di peripezie legali che si risolsero nella sua vendita al miliardario Ronald Lauder, del gruppo Estée Lauder, per una somma record di 135 milioni di dollari, con la condizione che fosse sempre esposto al pubblico. Sulla vicenda è stato girato un bellissimo film, Woman in Gold.

Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, 1907
Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907)
Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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