Per quanto tempo è per sempre?

orologio da taschino Longines, acquerello di Alessandro Tizzi

Alice: “Per quanto tempo è per sempre?”. Bianconiglio: “A volte, solo un secondo”. Così Lewis Carroll parlava del succedere degli attimi dell’esistenza, fermati da uno spaventoso marchingegno, simbolo del tempo che scorre: l’orologio. Ma davvero il segnatempo fa così paura?

In realtà, l’orologio rende concreta e visibile una cosa astratta, perché, come ha scritto Alessandro Bergonzoni, “Il tempo vola. E noi no. Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no. Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi”. E se avete paura di invecchiare, sappiate che la bellezza si trasforma e matura, e, a volte, migliora.

“Il tempo devi imparare a conoscerlo e a fartelo amico, soprattutto in uno sport come il mio, lo sci – dice Mikaela Shiffrin, ambassador d’eleganza Longines -. Si tratta di un equilibrio tra lo sforzo e il flusso, si tratta di cercare di controllarne il corso, almeno per qualche istante. Per questo mi sento nuda senza orologio. Il mio primo segnatempo? Credo che me lo presero i miei genitori in un distributore: mi incuriosì a tal punto che da quel momento non l’ho più tolto. Lo uso ancora oggi, nonostante sia rotto, per le sensazioni che mi regala”.

Insomma, la cattiva notizia è che il tempo vola. La buona notizia è che puoi essere il pilota.

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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