Le Stripe Onitsuka Tiger non le ho semplicemente indossate, ma vissute passo dopo passo: da un anno all’altro dell’adolescenza e dai tornei a “palla in campo” in oratorio, alle pazze corse sotto la pioggia per arrivare a scuola in tempo. Più che un paio di scarpe, sono state, e continuano ad essere, il mio terzo e quarto piede.
Ma questa è solo la mia breve storia: la loro cominciò molto tempo prima. Nel 1949 a Kobe, in Giappone, Kihaciro Onitsuka fondò un’azienda il cui principale obiettivo era quello di accompagnare le nuove generazioni aldilà dei bombardamenti che avevano sconvolto Hiroshima e Nagasaki. Così, per infondere coraggio e motivazione, Onitsuka rintracciò nello sport gli antichi valori di unità e rispetto.
Per realizzare un modello unico e iconico di scarpa da ginnastica, nel 1964 Onitsuka indisse una competizione fra i suoi dipendenti. Più di 200 furono le menti che, grazie anche alla collaborazione di atleti e esperti dell’Università di Kyoto, si movimentarono per ideare la scarpa perfetta. Tra le cinque finaliste, nel 1966 venne finalmente alla luce la Stripes Onitsuka Tiger. Fece la sua prima comparsa vestendo i piedi della delegazione giapponese ai Giochi di Città del Messico (1968), tanto che il modello prese il nome di Mexico Delegation.
Per i 50 anni di quest’iconico paio di scarpe, ecco la riedizione del modello originario indossato dalla squadra olimpica giapponese. Sulle solette interne sono stampate le corsie delle piste di atletica e dello stadio olimpico che, intrecciandosi, creano il numero 6, formando in questo modo, ogni volta che entrambe le scarpe sono messe una accanto all’altra, il 66, anno di nascita delle Stripes Onitsuka Tiger. Una collezione che vede come protagonisti diversi abbinamenti (bianco-blu; blu-bianco, nero-nero, verde-bianco), tra i quali il più suggestivo e significativo che riprende i colori della bandiera del Paese: il bianco e il rosso.
