Amarena Fabbri: una storia di successo, amore per l’arte e segreti mai svelati

Sarà pur vero che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Ma chissà se Rachele Buriani (in Fabbri) si sarebbe mai aspettata di diventare madrina di una delle più importanti e longeve aziende italiane nel mondo, quando, ispirandosi ad un’antica ricetta contadina, inventò la Marena con frutto. Era il 1915.

Nel 1905, lei e il marito Gennaro avevano rilevato una vecchia drogheria a Portomaggiore, vicino Ferrara. La bottega portava il nome di Premiata Distilleria G. Fabbri e produceva diverse varietà di liquori, tra cui il Virow, fatto con le uova, il Primo Maggio, con tanto di falce e martello sull’etichetta, l’Amaro Carducci, in onore del noto poeta (fresco di Premio Nobel) e il Gran Senior Fabbri, un brandy invecchiato in botti di rovere sloveno. Quella piccola attività familiare sarebbe diventata un’azienda internazionale con 300 dipendenti, 1300 prodotti, 17 linee di produzione e 11 sedi in tutto il mondo.

Vaso Amarena FabbriMa andiamo con ordine. Pochi anni dopo l’avvio della distilleria, i Fabbri si trasferirono in via Emilia Ponente, a Borgo Panigale, all’epoca ancora un piccolo borgo vicino a Bologna. La palazzina che Gennaro aveva acquistato diventò per loro una casa-bottega, tant’è che, ancora oggi, è lì che continua a battere il cuore dell’azienda. Nell’area adiacente, 10mila metri quadrati, i Fabbri iniziarono da subito a erigere nuovi capannoni. Gennaro aveva grande fiuto per gli affari e si può dire che fu un genio del marketing ante-litteram: rese le etichette dei prodotti chiare e riconoscibili, diversificò la clientela, proponendo i prodotti sia a clienti privati che a esercizi pubblici come caffè e ristoranti, e per fidelizzare gli acquirenti decise di abbinare ai suoi liquori dei veri e propri gadget, come bicchieri e vassoi.

Ma indubbiamente fu Rachele, proprio con la sua ricetta delle amarene al liquore, a dare quella spinta in più. Una ricetta tutt’oggi segreta – non è mai stato svelato nemmeno un ingrediente con cui viene candito il frutto. “Ci sono zucchero, aromi e spezie”, risponde vagamente Nicola Fabbri, bisnipote del fondatore e amministratore delegato dell’azienda, quando gli viene posta la fatidica domanda. 

Stabilimento di Borgo Panigale, area di carico delle merci - 1950
Stabilimento di Borgo Panigale, area di carico delle merci – 1950

Per ringraziare sua moglie e “custodire” la creazione, Gennaro commissionò ad un noto ceramista di Faenza, Riccardo Gatti, un vaso speciale ispirato all’arte dell’estremo oriente, con motivi floreali blu su sfondo bianco. Anche questa un’idea vincente, poi prodotta su larga scala, che si è affermata come l’icona distintiva dell’azienda.

Nonostante ciò, erano anni difficili, in cui serviva coraggio a investire nel “voluttuario”. Gennaro Fabbri, però, credeva fermamente che le sue amarene – usate allora nei caffè e nei bar per condire le granite – potessero avere un futuro. Così la produzione si allargò, e negli anni ‘20, arrivarono gli sciroppi alla menta e alla granatina.

Intanto Gennaro proseguì nell’attività di promozione: negli anni ‘30, acquistò due auto da favola, un’Isotta Fraschini e un’Itala che aveva fatto la Parigi–Roubaix, per i figli Romeo e Aldo. Era più di un regalo: “Adesso andate in giro per Bologna e per l’Emilia Romagna, entrate nei bar e nelle botteghe, e dite ai commercianti che se comprano le nostre amarene li caricate in macchina e li portate a fare un bel giro”. L’iniziativa fu un successo, e nel 1933, la gestione passò in mano alla seconda generazione. Nacquero gli sciroppi Inventa-bibite, la Ciliegia al Liquore e le confetture, e l’azienda cambiò nome in Ditta G. Fabbri di Aldo e Romeo Fabbri.

Romeo fu colui che diede la svolta industriale: comprò il bar più importante della città, il Centrale, all’angolo fra via Indipendenza e via Ugo Bassi, e diede vita a un elegante locale aperto 24 ore su 24 dove poter gustare i prodotti Fabbri. Situato davanti alla Sala Borsa, il Centrale diventò luogo d’incontro degli uomini d’affari, così come dei giovani e dell’alta borghesia.

Locandina pubblicitaria dell'Amarena Fabbri - 1956
Locandina pubblicitaria dell’Amarena Fabbri – 1956

Assieme a caffè ed amarene, il bar ospitava anche un angolo dedicato al gelato. La famiglia Fabbri iniziò a esplorare come potesse funzionare un abbinamento con le amarene e le marmellate: nacquero i Cremolati, semilavorati che diventavano gelati se mescolati a latte o acqua attraverso macchine elettriche. Fabbri fece così il suo ingresso nel mercato dei prodotti per la gelateria artigianale, inaugurando il filone del gelato Made in Italy (una nicchia di mercato in cui l’azienda è tuttora leader). 

Sull’onda dell’introduzione dei gelati nacquero, nel 1954, i laboratori scuola itineranti, dei furgoni attrezzati per insegnare ai gelatieri e ai pasticceri come produrre un buon gelato artigianale usando i semilavorati Fabbri. Una strategia vincente anche stavolta, che combinava efficacemente la formazione alla diffusione dell’immagine dell’azienda.

Salomone Pirata Pacioccone

Fabbri fu anche tra i primi protagonisti del Carosello: con il personaggio di Salomone il pirata pacioccone ed altri siparietti comici, a partire dal 1957 l’azienda si fece definitivamente conoscere in tutto il paese. Negli anni ‘60 e ‘70, la terza generazione della famiglia proseguì nella gestione, inaugurando un nuovo stabilimento di 180mila metri quadrati ad Anzola Emilia. Negli anni ‘70, venne lanciata la prima linea di prodotti topping per gelati e dessert, per il piacere di stare in famiglia e di cucinare con un tocco di creatività.

Fabbri continuò ad investire nella pubblicità e avviò la distribuzione a livello internazionale, che si sarebbe consolidata negli anni ‘80. Negli anni ‘90, l’azienda diventa Fabbri 1905, con alla guida i pronipoti Andrea, Nicola, Paolo e Umberto.

Bottiglia e gagliardetto con salomone + apribottiglie con logo Fabbri
Bottiglia e gagliardetto con Salomone e apribottiglie con logo Fabbri

Nel 1995, Fabbri inaugurò i prodotti dedicati al bar: Mixybar MixyFruit, concentrati di frutta per bevande, seguiti a breve distanza dalla linea di prodotti per l’aromatizzazione di caffè, cioccolate, cappuccini e tè. Nel ‘96, fu fondata la Scuola Permanente Internazionale di Gelateria e Pasticceria Artigianale, poi evolutasi nella Fabbri Master Class, una delle prime scuole di gelateria e pasticceria artigianale, in Italia e all’estero.

Nel 2005, l’azienda ha festeggiato il centenario con il lancio del Premio Fabbri per l’arte, una manifestazione triennale che premia artisti di fama internazionale per opere di grande impatto visivo. Perché l’amore per l’arte è vivo da sempre in azienda: dal vaso di Faenza a “Un pittore alla settimana”, all’interno di Carosello, ovvero una serie di filmati pubblicitari in cui artisti emergenti, tra i quali anche un giovanissimo Guttuso, venivano ripresi mentre creavano le loro opere.

Vaso storico bianco e blu_Amarena FabbriOggi la quinta generazione prosegue l’attività di famiglia. La produzione rimane divisa in tre settori, pasticceria, gelateria artigianale e il mondo del fuoricasa, pensato per i professionisti della ristorazione e del bar. Grande è l’attenzione dedicata alle problematiche alimentari, con 630 prodotti gluten free e più di 400 senza lattosio, ma anche e soprattutto alla varietà culturale, con certificazioni Kosher, Halal e vegane.

Curiosità

  • Fabbri è entrata, per due anni consecutivi, nel Guinnes dei Primati: nel 2011, ha prodotto il gelato più grande del mondo, con un cono di quasi tre metri di altezza, esposto in occasione del Sigep di Rimini, mentre nel 2012 è stata la volta di una gigantesca pralina di cioccolato (alta un metro) con un cuore di 200 chili di amarene.
  • La provenienza dei frutti, che Fabbri usa per la propria produzione, è per la maggior parte italiana: un unicum nel nostro paese, considerando che la coltivazione del ciliegio acido (amarene, visciole, marasche) è stata praticamente abbandonata ovunque. I frutti, inoltre, vengono utilizzati per scopi diversi a seconda delle dimensioni: le amarene di calibro 20/22 vengono vendute soprattutto in versione “Tuttofrutto con sciroppo” e usate principalmente nella decorazione di dolci e semifreddi. I calibri più piccoli, 16/18 e 18/20, si trovano anche nel format classico “Frutto con sciroppo” e sono ideali per farcire e decorare. Il calibro 16/18 è, inoltre, utilizzato per l’Amarenata con sciroppo, sempre per farcire e decorare.
  • L’Amarena Fabbri è stata inserita da Luca Pollini tra i 60 prodotti simbolo del made in Italy nel suo libro Immortali. Storia e gloria di oggetti leggendari.
  • Si è da poco conclusa la quarta edizione di Lady Amarena, un concorso internazionale che Fabbri 1905 dedica alle barlady di tutto il mondo. Le concorrenti hanno raccontato la propria storia attraverso cocktail originali, sfidandosi con tecniche innovative e professionali. La vincitrice? Andriani Vladimirou, 26enne di Cipro, con il cocktail Rumarena: un long drink che reinterpreta il Negroni con Marendry, il bitter all’Amarena Fabbri, Barolo Chinato e Plantation Pineapple.
Salomone - disegni di Ebro Arletti
Salomone – disegni di Ebro Arletti

ph ufficio stampa

Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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