Vi siete mai chiesti perché Sammontana ha come logo, da più di 50 anni, un cono con un sorriso? Dalla storia, che stiamo per raccontarvi, lo capirete subito; una storia ancora oggi con capitale tutto italiano (per fortuna!).
Siamo a Empoli, in Toscana, dove vive il signor Romeo Bagnoli con la moglie e i sei figli. Per farli diventare forti e sani, decide di aprire nel cuore della città una latteria, cui dà il nome di Sammontana, come la fattoria da cui ritirava il latte. Si racconta che le mucche della fattoria fossero venute dalle Marche e producevano un latte così buono che suggerirono a Renzo, il figlio maggiore di Romeo, un’idea geniale. Con quel latte, le amarene, i pistacchi, il cioccolato e qualche ingrediente segreto, si poteva produrre il gelato all’italiana più buono del mondo.
Così la latteria si trasforma in gelateria artigianale (1948), poi in un vero e proprio laboratorio (1955). Il successo dei coni e delle coppette Sammontana arriva sulla bocca di tutti, letteralmente parlando. All’inizio solo al bar, poi dal 1970 con l’arrivo massiccio dei frigoriferi, in tutte le case. Nasce così il famoso barattolino, pratico e leggero, che non manca mai nelle case italiane, in cui fatica e sacrificio fanno spesso rima con sorriso.
Il barattolo Sammontana è il primo gelato mantecato preconfezionato made in Italy. Nel corso degli anni è cambiato il packaging, si sono modificati i colori ma la bontà è rimasta invariata, oggi in 14 gusti. Tra le novità 2016 il nuovissimo pesca e vaniglia e il mini barattolino da 210 grammi, da gustare da soli o in compagnia, per una pausa da leccarsi i baffi. Se, invece, siete celiaci o avete qualche intolleranza, l’azienda ha pensato al nuovo Go&Fun, il ghiacciolo con caffeina di origine naturale, vitamine e estratti vegetali, la coppetta Mix Max e Sorbello.
Ma quali sono i prodotti icona di Sammontana? La Coppa Oro all’amarena, lanciata negli anni sessanta, lo Stecco Ducale degli anni ottanta e il cono Cinquestelle degli anni novanta. Non dimentichiamo Prezzemolo, il gelato dedicato alla mascotte di Gardaland.
di Caterina Gildoni