Church’s: la campagna White Cliffs e qualche curiosità sulle sue scarpe inglesi

Una corsa sulla spiaggia, l’irriverente fierezza di un bambino che gioca con le scarpe rubate al papà, la surreale immagine di una calzatura conficcata nella sabbia al tramonto. E, sullo sfondo, le bianche scogliere di Dover. La campagna primavera estate 2018 “White Cliffs” di Church’s, scattata da Jamie Hawkesworth, è un’ode alla britishness, in un turbinio di situazioni fantastiche e vagamente oniriche che si ripresentano anche nel cortometraggio (cliccate QUI per vederlo).

E non poteva essere che così, visto che la storia dell’azienda inizia nella seconda metà del 1600 a Northampton. Stone Church, bisnonno del fondatore, era noto come maestro calzolaio e le sue competenze furono tramandate di generazione in generazione fino a quando Thomas, pronipote di Stone, decise di allestire una piccola fabbrica al civico 30 di Maple Street (1873), con la moglie Eliza e i due figli Alfred e William. All’epoca la maggior parte del lavoro veniva ancora svolto nelle case dei singoli artigiani, ma nei successivi vent’anni tutti i processi di lavorazione furono spostati all’interno del nuovo stabilimento di Duke Street.

Il perché del successo? All’inizio per merito di una rivoluzionaria introduzione da parte di William: quella del modello Adaptable, con una scarpa destra e sinistra, di cui fu pubblicizzata la varietà di larghezze, materiali e la disponibilità di mezze taglie. Fino a quel momento, infatti, le sagome si adattavano, in qualche modo e indistintamente, ai due piedi. Il perché del successo oggi? Pellami resistenti persino al clima uggioso di Londra e dintorni, modelli pensati ma mai stravaganti, dalla durata e resistenza universalmente riconosciute, grazie ai 250 passaggi manuali e alle 8 settimane per realizzarne un solo paio.

ph ufficio stampa

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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