Dolci di Natale, regione per regione

Non solo panettone: le nostre cucine regionali – a volte cittadine – propongono un’ampia varietà di dolci di Natale. Dal nord al sud Italia, ecco tutte le curiosità sulle bontà tradizionali. Voi quali conoscete?

Photo by Food Photographer | Jennifer Pallian on Unsplash

Panettone, Lombardia. Questo impasto di farina, uova, burro, uvetta e canditi, originario del IX secolo, è nato a Milano, si è diffuso in tutto il Bel Paese e oltre i confini. Oggi ne esistono tante versioni: con cioccolato, all’arancia e perfino ripieno con crema di pistacchio. I milanesi mangiano il panettone anche la mattina del 3 febbraio, per assicurarsi la protezione di san Biagio dal mal di gola. 

Tronchetto di Natale, Piemonte. Un grosso rotolo di uova, farina e mascarpone coperto con crema di marroni e scaglie di cioccolato. Il Tronchetto prende il nome dal grande pezzo di tronco di castagno o quercia che veniva benedetto e fatto bruciare nel camino la notte di Natale.

Mecoulin, Val d’Aosta. Tipico della valle di Cogne, simile al panettone e al pandolce ligure, è un pane di Natale al latte con le uvette. La sua ricetta risale al Medioevo, quando il dolce veniva cotto nei forni comuni dando vita ad una vera e propria festa per stare insieme e aspettare il Natale.

Zelten, Trentino Alto Adige. E’ una sorta di pane dolce a base di frutta secca che fin dal Settecento si preparava nel periodo natalizio. Nato nel Sud Tirolo, oggi è il dolce tipico regionale, con alcune varianti a seconda delle valli.

Gubana, Friuli Venezia Giulia. Una pasta dolce lievitata ripiena di noci, nocciole e pinoli. Il dolce è nato nella zona delle valli di Natisone, a pochi chilometri a est di Udine, e ha un’origine antichissima che risale al lontano 1400: da allora la ricetta è rimasta invariata.

Pandoro, Veneto. Insieme al panettone, è uno dei dolci natalizi più diffusi in Italia. Questo “pane de oro”, evoluzione del Nadalin, dolce di Verona creato nel 1800 per celebrare il primo Natale sotto la signoria della famiglia Scala, fu brevettato nel 1894 con il nome di pandoro dall’imprenditore Domenico Melegatti, fondatore dell’omonima industria dolciaria veronese. Da allora il paese si divide tra Panettone e Pandoro, voi da che parte state?

Pandolce, Liguria. Questo “pan-co-zebibbo” di origine medievale, che fino ai primi del Novecento non era venduto in pasticceria, è nato a Genova e consiste in una sorta di pane dolce con uvetta, al quale negli anni sono stati aggiunti canditi e pinoli. Negli anni ‘50, per prepararlo più rapidamente, è stato aggiunto il lievito, che ha dato origine al pandolce alto.

Panspeziale o Certosino, Emilia Romagna. Questo dolce tipico della cucina bolognese a base di mandorle, pinoli, cioccolato fondente e canditi, risale al Medioevo quando a produrlo erano i farmacisti detti speziali, successivamente Certosini.

Panforte, Toscana. L’originale ricetta del 1000 era preparata dagli speziali per i nobili, i ricchi e il clero, poiché conteneva ingredienti molto costosi per l’epoca come arancia, cedro, melone, mandorle e spezie. Conosciuta anche la ricetta del panforte Margherita, arricchito con cacao e presentato alla regina nel 1879. A vantarne le origini, in entrambi i casi, sono i senesi.

Cavallucci, Toscana. Tipico biscotto natalizio della Valtiberina, ha la forma di una larga montagna innevata. Gli ingredienti: farina di grano tenero, zucchero, scorza candita di arancio, cedro e limone, noci, miele, semi d’anice… Sono incredibili. Provateli.

Bostrengo, Marche. Molto simile al panforte toscano, contiene frutta secca e candita e cereali come riso, orzo e farro perlati. Anticamente era chiamato “svuota credenza” perché veniva preparato con gli avanzi. Negli anni si è arricchito con ingredienti quali il cacao, il miele e il rhum.

Panpepato, Umbria. Diffuso anche in Toscana ed Emilia Romagna, contiene mandorle, nocciole, pinoli, pepe, cannella, noce moscata, arancia, cedro, uva passa, cacao, caffè, liquore, mosto d’uva. A Terni arriva sulle tavole già l’8 dicembre per rimanervi fino a San Valentino.

Parrozzo, Abruzzo. Il “pane rozzo” fu preparato per la prima volta nel 1920 dal pasticcere di Pescara Luigi d’Amico, che s’ispirò alle pagnotte di granoturco contadine con l’aggiunta di uova, farina di mandorle e cioccolato. La prima persona ad assaggiarlo fu Gabriele d’Annunzio, che gli dedicò “La canzone del Parrozzo”.

Pangiallo, Lazio. Dalla Roma Imperiale a oggi, questo dolce veniva preparato nel giorno del solstizio d’inverno come buon auspicio per il ritorno delle lunghe e miti giornate di sole. Anche in questo dolce natalizio si ritrovano frutta secca, uvette e canditi. Il colore giallo è dato dalla miscela di farina, olio e zafferano con cui si spennella la pagnotta prima di infornarla.

Struffoli, Campania. Nati a Napoli, sono delle piccole palline di pasta di farina, zucchero, uova e strutto cotte al forno o fritte in padella, servite con pezzetti di frutta candita, miele e pezzetti di zucchero. Le sue origini risalgono alla Magna Grecia quando già esistevano i loukumades.

Caragnoli al miele, Molise. Nel Cinquecento compaiono queste gustose frittelle a forma di elica preparate con uova, farina e olio e poi intinte nel miele.

Calzoncelli, Basilicata. Una sorta di ravioli fritti ripieni con crema di ceci, cioccolato o castagne lesse, solitamente ricoperti da vino rosso fatto in casa o dall’Aglianico. Originari della zona di Potenza, si sono diffusi in tutta la regione nel Cinquecento. 

Cartellate, Puglia. Diffusi anche in Calabria e Basilicata, queste sfoglie di farina, uova e zucchero, servite con l’aggiunta di vincotto o miele, risalgono al VI secolo a.C. e durante la diffusione del cristianesimo assunsero una valenza religiosa, rappresentando l’aureola o le fasce che avvolsero Gesù bambino e la corona di spine della Crocefissione. 

Nepitelle, Calabria. Tipici delle province di Catanzaro e Crotone, queste mezzelune ripiene variano a seconda delle zone: noci, fichi secchi, mandorle, liquore Strefa, cacao e cioccolato fondente, miele… Il nome deriva dal latino nepitedum, termine che indica la palpebra degli occhi. Le Nepitelle ricordano, infatti, un occhio chiuso.

Sebadas, Sardegna. Per i sardi questi dolcetti fritti con pecorino e miele, che si trovano tutto l’anno, sono tipicamente natalizi. Hanno origine spagnola e si sono diffusi nel Cinquecento nelle zone della Barbagia e del Loguodoro.

Buccellato, Sicilia. Nato a Palermo, questo dolce di pasta frolla viene farcito con fichi secchi, uva passa, mandorle, scorze d’arancia e altri ingredienti che variano a seconda delle zone in cui viene preparato. Questa ciambella, chiamata anche Cucciddatu, è considerata l’evoluzione del panificatus, dolce tipico preparato dai romani.

Francesca Cesani

Sin da bambina l’affascinano popoli e culture, tradizioni e lingue, ambienti e arredamenti. Milanese di nascita, attaccata alle origini napoletane e toscane, si lancia in quest’avventura per incentivarvi a viaggiare, a fare nuove esperienze e a scegliere con cura gli oggetti che abbelliranno la vostra casa.

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