La storia della Moka Bialetti

È un simbolo e un oggetto imprescindibile della cucina italiana e, forse, qualcuno ne ricorderà gli spot del Carosello, dove l’omino coi baffi parlava con la bocca a forma di lettera e dichiarava “sembra facile…”, ma qual è la vera storia che si cela dietro alla Moka Bialetti, la più celebre tra le macchine per il caffè?

Tutto iniziò nel 1919 a Crusinallo, vicino Verbania, quando Alfonso Bialetti aprì un’officina per la produzione di semilavorati in alluminio, trasformandola in breve tempo in un atelier per la progettazione di prodotti finiti.

L’idea per l’inimitabile Moka Express gli venne nel 1933, guardando la moglie che faceva il bucato in un pentolone con acqua bollente e lisciva, l’antenato della lavatrice. Volendo replicare il processo in cucina, diede vita a un prodotto in stile Art Déco, bello da vedere, ma soprattutto che avrebbe rivoluzionato il modo di fare il caffè in casa – fino a quel momento si utilizzava la caffettiera napoletana, da ribaltare durante l’ebollizione.

Inizialmente destinata a un pubblico locale, fu grazie allo spirito imprenditoriale di Renato, il figlio di Alfonso, che, dal 1946 in poi, la Moka divenne un prodotto di massa, arrivando a vendere più di un milione di caffettiere in un solo anno. Fu grazie ai suoi baffi, invece, se oggi conosciamo l’omino nato dalla penna di Paul Campani, ancora oggi fedelmente riportato su ogni caffettiera.

Nel 2010, all’Expo di Shanghai, la Moka è stata presentata tra le dieci invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo, e ancora prima, nel 1996, era entrata nel Guinness dei primati con l’unico esemplare funzionante per 100 tazze. I cultori continuano a sostenere che la caffettiera ideale sia quella da 3, ma ci sono modelli di Moka per tutti i gusti, da 1 a 18 tazze. 

Bialetti è cresciuta negli anni come poche altre aziende, acquisendo i brand di strumenti da cottura Aeternum, Rondine e Cem, e affermandosi fino a diventare un gruppo quotato in borsa. “Sembra facile…” verrebbe da dire guardando al successo della Moka, ma un’intuizione come quella di Alfonso Bialetti non capita tutti i giorni. Non resta allora che lodare l’ingegno e l’intuito di una grande famiglia italiana

 

Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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