La storia di Twinings, da 300 anni un’istituzione del tè

Torniamo a parlare di brand diventati delle vere e proprie istituzioni nel loro campo. E dopo le macchine del caffè Bialetti, ecco il re del tè, Twinings, che da oltre tre secoli riempie di gusto le teiere di tutto il mondo. Per l’occasione, abbiamo intervistato chi di tè (e della storia aziendale) se ne intende di più: Stephen Twining, della decima generazione della famiglia. 

La nascita di Twinings

Londra, 1706. All’epoca, in Inghilterra, la bevanda più diffusa era il caffè, insieme al gin e alla birra. Il era già stato importato nel 1662 dalla principessa Caterina di Braganza, sposa portoghese di Carlo I d’Inghilterra, ma si diffuse solo tra i ricchi, perché i costi di importazione prevedevano una tassa che arrivava fino al 119%. Thomas Twining, però, decise di sfidare tutte le convenzioni, dando vita alla prima rivendita di tè in città, la Tom’s Coffee House in Devereux Court, nello Strand. Da dove arrivò questa intuizione? “Sappiamo che nel 1701 Thomas iniziò a lavorare come apprendista da un mercante che commerciava con l’Oriente e fu probabilmente lì che imparò i segreti del tè, finché prese la decisione di avviare la propria attività”, racconta Mr. Twining.

Una decisione vincente, perché era proprio nello Strand che gli aristocratici si erano trasferiti dopo l’incendio di Londra del 1666, quindi la zona dove si poteva attrarre più clienti. Inoltre, il fatto che le signore fossero ammesse all’interno del negozio e potessero consumare il tè sul posto, rappresentava un’interessante novità – fino a quel momento, infatti, le coffee houses erano state appannaggio maschile. Così Twining iniziò ad acquisire popolarità e a commerciare sotto il proprio marchio, acquistando i locali adiacenti e dando vita a un unico store, il Golden Lion, ancora oggi unico monomarca del marchio.

I riconoscimenti

La fama della famiglia Twining giunse ben presto alle orecchie del governo e della famiglia reale: nel primo caso, racconta Stephen Twining, il nipote di Thomas riuscì, nel 1784, a convincere il primo ministro britannico ad abbassare la tassa sul tè, rendendolo più accessibile. Mentre dalla Regina Vittoria il marchio ricevette, nel 1837, il Royal Warrant, un’importante onorificenza che riconosceva i servizi svolti da Twining per la Corona inglese.

Più tardi, nel 1930, Twinings introdusse le confezioni di tè in latta. L’anno dell’English Breakfast fu il 1933, mentre il 1956 fu dedicato ad una delle scoperte più rivoluzionarie da parte dei Twining: il tè in bustina. “Questa è la modalità più comoda per fare il tè – spiega Stephen Twining -, perché la dimensione delle foglie è ridotta all’interno della bustina, quindi l’aroma viene rilasciato più velocemente, oltre a mantenere il processo più pulito e ordinato. Le bustine, poi, sono più facili da trasportare – io ne ho sempre qualcuna con me! Le latte, invece, sono la versione moderna dei contenitori per il tè, da tenere sempre lontano dalla luce per preservarne l’aroma”.

Twinings oggi

Quando Twining avviò la sua attività, il tè proveniva principalmente dalla Cina, ma oggi l’azienda lo importa da tutto il mondo e alcune delle piantagioni principali si trovano in Kenya, India e Sri Lanka. “Il tè prende tutti gli aromi della zona dove viene coltivato, proprio come il vino – sottolinea Twining -. Abbiamo diverse miscele di tè nero, verde e tè aromatizzati, che insieme alla nostra nuova linea di infusi raggiungono un totale di più di 600 varietà. Il controllo qualità avviene per mano dei nostri Master Blender in Inghilterra, ma agiamo anche a livello locale per raccogliere le materie prime migliori in base alla stagione: la produzione è, infatti, diversa in ogni paese”.

Qual è il tè di Twinings più bevuto al mondo? “Il più diffuso nei 115 paesi in cui commerciamo è sicuramente l’Earl Grey (il cui nome si deve al conte Charles Grey), ma anche il tè verde con limone è molto apprezzato – spiega Twining -. Di recente abbiamo anche lanciato una nuova varietà ai frutti rossi, un mix di fragole e lamponi bilanciato dalla rosa canina e l’ibisco, una bevanda molto rinfrescante che secondo me potrebbe diventare l’infuso preferito degli italiani”.

Come si fa, però, a sapere se un tè è di qualità? Secondo Stephen Twining, il terreno dove cresce la pianta di tè è fondamentale, ma per sapere davvero se un blend è buono bisogna assaggiarlo. In questo caso, i Master Tea Tasters di Twinings garantiscono la migliore qualità, testando e dando vita alle migliori combinazioni. Ciascuno di loro è specializzato nei tè di un determinato paese e ha alle spalle numerosi anni di esperienza.

Il tè a tutte le ore

Mattino, pomeriggio e dopo cena: quale blend scegliere a seconda dell’occasione? Stephen Twining consiglia: “A me piace bere una tazza di English Breakfast al mattino, ma in tanti preferiscono iniziare la giornata con un gusto più delicato, come quello dell’Earl Grey. Nel pomeriggio la regola è seguire il proprio umore e il clima: si può preferire un dolce Prince of Wales, un tè verde rinfrescante o un profumato infuso – io preferisco quello al ribes, ginseng e vaniglia. La sera, invece, ci si può regalare una diversa varietà di tè verde, oppure un infuso con finocchio, menta e liquirizia, perfetto dopo cena”.

I nuovi infusi e l’edizione speciale in vista del Natale

Twinings non è esperta solo di tè: di recente ha lanciato la nuova linea di infusi naturali al 100% senza teina, che combinano diverse varietà di frutti ed erbe. I mix principali sono: finocchio, menta e liquirizia; zenzero e limone; frutti rossi; lemon twist; ciliegia e cannella; ribes nero, ginseng e vaniglia; lampone e melograno e, infine, il classico finocchio dolce. In occasione del Natale, poi, Twinings ha ideato una speciale confezione con 40 filtri e 8 miscele, pensata sia per gli esperti che per i neofiti per far conoscere meglio il mondo degli infusi.

ph ufficio stampa

Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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