Acque cristalline, tramonti magnifici, parchi rigogliosi, riserve sottomarine brulicanti di vita. L’arcipelago delle British Virgin Islands nasconde piccoli segreti che testimoniano il grande traffico marittimo di cui le 60 isole sono sempre state teatro, fin dall’epoca delle prime esplorazioni. Il richiamo è particolarmente irresistibile per i sub che amano andare a caccia di relitti, molti dei quali visibili anche a profondità modeste. Il punto migliore per andare in esplorazione è il Parco Marino Nazionale delle Isole Vergini Britanniche, il miglior sito di immersione di tutti i Caraibi a parere dei divers più esperti. Situato tra le isole di Salt Island e Dead Chest, a sud del Sir Francis Drake Channel, è anche noto come Rhone National Marine Park, dal nome della nave cargo inabissatasi durante una tempesta nel 1867, portando con sè le 125 persone che si trovavano a bordo. Oltre al Rhone National Marine Park, per i sub alle prime armi, si consigliano aree di immersione a basse profondità come il Wreck Alley, che custudisce i relitti Marie L, Pat, e Beata, o il Fearless, al largo di Peter Island.
Oltre ai relitti da esplorare, le BVI offrono innumerevoli grotte sottomarine dove nuotare a fianco di cernie giganti, pesci aquila e branchi di pesci vetro, pesci argento, ricciole e tartarughe, mentre si ascolta il canto delle balene. A The Chimney, sulla Great Dog Island, si possono ammirare un arco di corallo e una gola coperti da una varietà di spugne di mare e coralli, inclusi i rarissimi coralli bianchi.
Ora, leggiamo insieme qualche aneddoto storico.
Sant’Orsola e le undicimila vergini di Cristoforo Colombo
L’esploratore fu il primo europeo a mettere piede nell’arcipelago durante il suo secondo viaggio, nel 1493. Colombo battezzò le isole con il nome di “Sant’Orsola e le undicimila Vergini”, traendo ispirazione dalla leggenda di Sant’Orsola. La bellissima figlia del re bretone accettò di sposare un principe pagano, perché le promise di convertirsi al cristianesimo. La principessa partì con un seguito di 11.000 vergini per raggiungere il futuro sposo, ma durante il tragitto vennero catturate dagli unni di Attila. Le compagne di Orsola furono barbaramente uccise; Attila, stregato dalla sua bellezza, risparmiò solo la principessa, chiedendole in cambio la mano. Orsola si rifiutò e venne martirizzata, trafitta da frecce.
Sulle orme del corsaro Jost Van Dyke
Nel XVI secolo, durante il periodo coloniale, la Spagna aveva reclamato il possesso delle Isole Vergini, pur non avendovi mai insediato. Ambite per la posizione strategica, furono a lungo contese da Olanda, Francia, Danimarca e Inghilterra e divennero un celebre covo di pirati, in particolare l’isola di Jost Van Dyke, che prese il nome dal noto corsaro olandese.
Il tamburo di Sir Francis Drake
Nel 1581 l’abile esploratore ricevette dalla Regina Elisabetta I d’Inghilterra il titolo di cavaliere, dopo aver portato a termine la seconda circumnavigazione del globo. In onore di questo grande avventuriero fu dato il nome di Sir Francis Drake Channel allo stretto che separa Tortola, l’isola maggiore dell’arcipelago, dalle altre isole minori a sud. Questo canale naturale si presenta come una sorta di mare interno al centro dei Caraibi; grazie alle sue acque tranquille e protette e ai suoi venti costanti, è considerato dai velisti un vero e proprio paradiso.
I forzieri nascosti su L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson
Si narra che lo scrittore scozzese Stevenson abbia tratto ispirazione per il suo celebre romanzo da Norman Island, isolotto sulla punta meriodionale dell’arcipelago delle British Virgin Islands. Attualmente disabitata, l’isola nei secoli ha offerto ancoraggio sicuro a numerose bande di pirati, che sfruttavano grotte marine e anfratti naturali per nascondere i loro ricchi bottini, frutto di scorribande e saccheggi.