PerFumum. I profumi della Storia: la mostra a Torino

Un evento che celebra la cultura dell’olfatto. A Palazzo Madama, a Torino, fino al 21 maggio, si terrà PerFumum. I profumi della Storia, una mostra sull’evoluzione e la pluralità dei significati del profumo dall’antichità greca e romana al Novecento, visto attraverso più di duecento oggetti esposti, tra oreficerie, vetri, porcellane, affiches e trattati scientifici. L’esposizione presenta manufatti appartenenti alle collezioni di Palazzo Madama, del Museo d’Arte Orientale, del Museo Egizio, del Museo di Antichità, della Biblioteca Nazionale e della Biblioteca Guareschi della Facoltà di Farmacia di Torino.

Importante anche il contributo di altre realtà nazionali, come il Museo Nazionale del Bargello, Palazzo Pitti, Museo Bardini e Galleria Mozzi Bardini di Firenze, e il Museo di Sant’Agostino di Genova, senza dimenticare la collaborazione con il Musée International de la Parfumerie di Grasse. Inoltre, il creatore di fragranze Luca Maffei ha creato degli odori-profumi ispirati alle collezioni storiche del museo del periodo romano, medievale, rinascimentale e barocco, che vengono diffusi nelle sale del Palazzo.

A completamento della mostra, l’associazione culturale torinese Per Fumum ha organizzato una rassegna di incontri internazionali sulla cultura dell’olfatto, dalla presentazione di profumi storici dell’Osmothèque di Versailles all’incontro con maestri profumieri riconosciuti a livello internazionale, fino ad appuntamenti legati al mondo del food & beverage. Gli incontri si terranno il 16, 17 e 18 febbraio, e il 7 e 8 aprile.

Fragranze sacre e profane

Simbolo divino e d’immortalità, strumento di igiene, cura del corpo e seduzione. Qual è stata l’evoluzione del profumo nella storia? Nell’Europa del primo Medioevo sono rare le testimonianze di utilizzo di sostanze odorifere al di fuori della sfera sacra. Sopravvive, tuttavia, la concezione protettiva (nei confronti di malattie) e terapeutica, come testimoniato in mostra dalla preziosa bulla con ametiste incastonate proveniente dal tesoro goto di Desana, e attestato più tardi nei “pommes de musc” citati negli inventari dei castelli medievali, come il raro esempio quattrocentesco in argento dorato in prestito dal Museo di Sant’Agostino di Genova, che conserva ancora la noce moscata al suo interno. In seguito la civiltà islamica introdusse importanti conquiste tecnologiche, come il perfezionamento dell’arte della distillazione compiuto da Avicenna. In mostra alcune fiasche di arte ottomana, in ottone geminato, in legno di rosa e in maiolica e vetro.

L’età rinascimentale vide la progressiva laicizzazione dei significati del profumo. Gli antichi trattati circolavano grazie alle edizioni a stampa, fiorivano nuovi ricettari che proponevano la fabbricazione individuale dei profumi, si sviluppò la profumeria alcolica. Ancora: si diffuse in tutta Europa la moda delle corti italiane di profumare, oltre al corpo, anche gli accessori di vestiario, specialmente in pelle, e di indossare contenitori per profumi di straordinaria ricercatezza, come il flacone in agata con montatura in oro, rubini, diamanti e smalto, proveniente dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, forse un dono di Caterina de Medici, cui si deve l’esportazione dei profumi italiani in Francia.

Così, dal Seicento, ecco la supremazia delle fragranze francesi, dalle note floreali e leggere, conservate in flaconi di vetro o porcellana, oppure diffuse negli ambienti grazie a pot-pourri e bruciaprofumi.

L’Ottocento aprì la strada alla democratizzazione del profumo, che diventa accessibile a fasce più ampie di popolazione, e nel Novecento via libera a fragranze e flaconi di tutti i tipi, manifesti e calendari.

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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