1920-2020: Toscanini e l’arte di appendere, dalle grucce ai portabiti

100 anni. 100 anni di grucce di qualità e design, di soluzioni per appendere capi di abbigliamento, accessori e scarpe. Quella di Toscanini è la storia di un grande successo italiano, è la storia della passione di una famiglia, che ancora oggi ricerca equilibrio e armonia in un prodotto spesso dato per scontato.

L’intera produzione, come dicevamo, viene realizzata esclusivamente a Isolella di Borgosesia, perché, per Toscanini, made in Italy significa qualità e artigianalità, canoni cui la quarta generazione della famiglia si impegna a mantenere, facendo proprie le parole del padre Ettore: “Ci vorrebbe un plûch in più” (un pelucco in più, ndr). Cioè, l’obiettivo è sperimentare e fare le cose fatte bene, sempre meglio. 

La storia: dal 1920 agli anni Settanta

Dalla sua passione per il legno, Giuseppe Toscanini avvia un commercio di legnami in Valsesia (Piemonte), che, nel 1920, si trasforma in una produzione di coltelli grazie al figlio Giovanni. Nasce così la “Toscanini Giovanni e figli” e, nel 1933, arriva il brevetto di un modello.

È però nel secondo dopoguerra che si delinea l’attuale volto dell’azienda: nel 1948, Ettore, secondogenito di Giovanni, produce la prima commessa di portabiti per La Rinascente di Milano. Il successo è tale che, nel giro di qualche anno, l’azienda amplia l’offerta proponendo anche indossatori da camera, portabiti da muro e sedie a sdraio, mentre i portabiti volano oltreoceano.

Negli anni Settanta, la creatività Toscanini si esprime con la produzione di zoccoli in legno. Modelli anatomici e fashion, in faggio e ontano, in sughero e in materiali esotici come la wawa, interpretano lo stile hippie del momento, raggiungendo picchi di vendita di 500.000 paia a stagione. Un’ulteriore svolta avviene a metà anni ’80, quando l’azienda si apre al mondo dell’alta moda e inizia la prestigiosa collaborazione con Valentino Garavani, per il quale si produce il portabito omonimo.

La storia: dal 1985 a oggi 

Nel 1985, Giovanni prende in mano le redini dell’azienda e introduce un nuovo materiale, il legno di cedro rosso, una scelta che permette a Toscanini di entrare nei negozi più prestigiosi degli Stati Uniti, come Williams-Sonoma e Bloomingdale’s, e nelle case di personaggi illustri come il fondatore di Microsoft Bill Gates.

Negli anni ’90 entra in azienda anche Federica e iniziano nuove sfide, la sperimentazione del plexiglass ad esempio,  impiegato per i portabiti progettati da Philippe Starck per le boutique di Gaultier. Nel 2000, invece, l’icona della moda meneghina Pupi Solari sceglie i portabiti Toscanini per il suo negozio, consigliando di riproporre un modello per bambini degli anni ’60: Marina.

Nel 2010, nasce la piattaforma di e-commerce Toscanini SuMisura, che offre portabiti personalizzabili per donna, uomo e bambino, e della giusta taglia, mentre nel 2019 i prodotti dell’azienda sono stati esposti al MoMA Design Store di New York, all’interno del Pop-Up Shop di Fattobene, la piattaforma dedicata alla ricerca e promozione di oggetti iconici del design italiano.

La sostenibilità come strategia d’impresa

La sostenibilità è un valore che Toscanini sposa con convinzione fin dagli anni ’80: un segno di rispetto per la Valsesia, i suoi splendidi boschi e corsi d’acqua, e per i suoi abitanti. In questa direzione, l’azienda ha avviato oltre 30 anni fa un percorso di autosufficienza energetica. Nel 1986, Ettore Toscanini rimise in funzione una storica centrale idroelettrica in disuso, cui seguirono la costruzione della centrale idroelettrica all’interno del sito Unesco del Santuario di Oropa, e l’ammodernamento e la creazione di nuove centrali idroelettriche lungo il fiume Sesia e Mastallone. L’energia pulita prodotta dall’acqua crea così vantaggio sia al territorio che al sito produttivo, che è totalmente indipendente dalla rete pubblica. Anzi, l’azienda consuma solo 1/20 dell’energia prodotta annualmente, un risultato che fa parte di un programma più ampio riguardante l’indipendenza energetica delle valli alpine.

Il legno dei portabiti, invece, proviene da coltivazioni controllate e soggette a riforestazione, secondo rigorosi standard ambientali. Legno di faggio, innanzitutto, ma anche legno di rovere, tiglio, frassino, noce canaletto e cedro rosso. Di ogni essenza l’azienda conosce i segreti, riuscendo a valorizzarne le diverse caratteristiche. Ma non solo la materia prima impiegata è sostenibile: lo sono anche le lavorazioni con finiture ecologiche, trattamenti a olio, cere naturali e vernici a base acqua, che permettono di utilizzare l’80% in meno di solventi e di ridurre così gli scarti di residuo. E gli scarti di produzione del legno sono stoccati, sin dagli anni ’70, in due silos e impiegati per alimentare la caldaia che riscalda gli uffici e lo stabilimento.

foto ufficio stampa Toscanini

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

No Comments Yet

Comments are closed