A Casalmaggiore, in provincia di Cremona, sulle rive del Po, c’è un museo unico in Italia. Un bijou di museo, adatto a grandi e piccini, una vera delizia per gli amanti del vintage e del bello in tutte le sue forme, che racconta la storia del regno dell’Oro Matto.
Il museo ha più di 30 anni ed è nato dalle menti di ex dipendenti delle fabbriche di Casalmaggiore, che nel 1986 hanno pensato di raccogliere ben 20.000 oggetti, realizzati nella zona industriale di questa città, dalla fine dell’800 al 1970. Un luogo, insomma, dove storia locale, nazionale, internazionale, maestria, originalità, moda e bellezza si fondono in una perfetta armonia.
La storia e i prodotti
La produzione della bigiotteria di Casalmaggiore è iniziata nel lontano 1882, quando il maestro Giulio Galluzzi realizzò, per primo, una lastra di metallo placcato oro. In pochi anni la sua ditta, la G.G., varcò i confini italiani e le sue produzioni arrivarono in America. Poco dopo ne sorse un’altra, la Società Federale Orefici, e un’altra ancora, Il Placcato. Tutte producevano orecchini, anelli, bracciali, ciondoli, spille e gemelli, bigiotteria per la precisione. Gioielli di metallo non prezioso, ma così belli e ben realizzati da fare concorrenza a quelli di oreficeria. Per questo motivo i laboratori e le fabbriche di queste tre imprese diventarono sempre più numerosi e specializzati.
Il 1928 è l’anno in cui la G.G, la Società Federale Orefici e Il Placcato si uniscono nella Società Anonima Fabbriche Riunite Placcato Oro, per cimentarsi anche nella produzione di portacipria, portarossetto, portasigarette, medaglie, soprammobili, tagliacarte, svuotatasche e portapenne. Tutti prodotti che in poco tempo vennero apprezzati non solo in Italia, ma anche in Europa, in America e in Medio Oriente, per le loro forme uniche e particolari, attentamente studiate e frutto di una intensa attività di osservazione delle tendenze della moda.
Passano gli anni e la Società di Casalmaggiore, per rimanere salda, sperimenta nuove produzioni, dalle radio agli occhiali da sole, passando per televisori e motori elettrici (1945), tanto che cambia ancora la denominazione in Fabbriche Industrie Riunite (FIR). La bigiotteria resiste ma i suoi anni d’oro sembrano sempre più lontani, tanto che negli anni ‘70 viene interamente dismessa.
Le caratteristiche del museo
Situato nel piano seminterrato dell’ex collegio Santa Croce, costruito dai Padri Barnabiti a metà del XVIII secolo, il museo è dislocato in quattrocento metri quadrati, e diviso in tre sezioni per ben 20000 oggetti. Non c’è solo la bigiotteria, cucita su dei pannelli un po’ ingialliti, il più simili possibile alle cartellette dei campionari delle tre storiche imprese, ma anche documenti, stampi, attrezzi da lavoro, macchinari e utensili preziosissimi.
Oltre alle classiche visite guidate, si possono scegliere percorsi divertenti e alternativi. I bambini possono avventurandosi alla ricerca della Cassa del Tesoro o realizzare semplici bijou nel laboratorio Insolite Perline. Per i più grandicelli e soprattutto per le ragazze c’è il percorso Dal Baule al Set, tramite il quale si arriva ad allestire un set fotografico.