Il genio femminile è stato storicamente sottovalutato. Infatti, nomi come Mary Anderson, Margaret Colvin e Josephine Cochrane non vi diranno nulla. Eppure queste donne hanno contribuito al progresso dell’umanità con le loro scoperte.
Per questo abbiamo deciso di raccontarvi undici storie di famose invenzioni al femminile, alcune prevedibili – chi avrebbe potuto pensare al reggiseno o alla lavatrice se non una donna? – altre sorprendenti, come, ad esempio, il primo prototipo di computer, inventato da Augusta Ada King nel 1871. Una caratteristica comune? Sono tutte indispensabili per vivere.
L’invenzione della lavatrice ha una lunga storia di tentativi ed errori. Il primo ad avere l’idea di una “macchina per lavare” fu Jacob Christian Schäffern, che costruì, nel 1767, una rudimentale macchina con centrifuga manuale. Seguirono centinaia di brevetti diversi, di cui 49 di donne tra il 1862 e il 1894. Il più importante fu quello di Margaret Plunkett Colvin, che brevettò la sua Triumph Rotary Washer nel 1871. Nel 1906 Alva Fisher costruì un primo prototipo di lavatrice elettrica, ma questa aveva un problema: il cestello era troppo vicino al motore e provocava frequenti cortocircuiti. Il motore fu isolato solo negli anni ’30.
Poco si sa, invece, di colei che ha inventato il frigorifero. Florence Parpart, casalinga americana sposata a un elettricista, brevettò il frigorifero elettrico nel 1914. Il suo non fu il primo frigorifero in circolazione, ma di certo lo modernizzò, rendendo la ghiacciaia obsoleta.
La lavastoviglie è frutto della brillante idea di Josephine Cochrane. Amante dei cocktail e delle cene sociali, nel 1887 inventò un ingegnoso marchingegno che potesse svolgere la funzione dei suoi domestici, in meno tempo e rompendo meno stoviglie. Considerato un capriccio più che un macchinario di reale utilità, la lavastoviglie venne snobbata dalle famiglie americane per cinquant’anni; al contrario conquistò subito ristoranti e alberghi.
Dopo che Hermine Cadolle, bustaia di Parigi, introdusse il primo esemplare formato da due triangoli di seta rosa legati da nastri in tinta che si allacciavano sulla schiena (1889), il 3 novembre 1914 Mary Phelps Jacobs brevettò il reggiseno che conosciamo oggi. In questo modo mise fine all’uso dei corsetti, che dal Rinascimento imprigionavano le donne e le loro forme, causando spesso problemi fisici.
… Ma non solo
Ebbene sì, ad Augusta Ada Byron si deve l’invenzione del primo prototipo di computer. Nata nel 1815 dal poeta romantico Byron e dalla matematica Isabella Milbanke, Ada ricevette un’istruzione scientifica. A 17 anni iniziò una fitta corrispondenza con il matematico e amico Charles Babbage, che stava progettando un nuovo tipo di calcolatore. Per aiutarlo Ada tradusse in inglese un articolo sul motore analitico dell’ingegnere italiano Luigi Menabrea, ma lo completò con appunti e osservazioni. Il nuovo testo venne così pubblicato nel 1843 in una rivista scientifica inglese e rappresenta la prima programmazione di un computer. Durante gli anni ’50 Grace Murray Hopper, matematica e ammiraglio della marina statunitense, inventò il primo software.
Il tergicristallo fu ideato da Mary Anderson, una signora americana che prendeva spesso il taxi per lavoro. Gli innumerevoli incidenti dovuti alla scarsa visibilità e le cifre spropositate delle corse, dovute anche alle continue soste del conducente per pulire il parabrezza, portarono la Anderson a cercare una soluzione: un braccio meccanico rimovibile che purtroppo non riuscì mai a brevettare. L’Ufficio Brevetti, infatti, la derise, ma una decina di anni dopo praticamente tutti i taxi di New York montarono un tergicristallo.
Maria Beasley fu una delle poche donne che grazie alle sue invenzioni riuscì a fare fortuna. Tra il 1878 e il 1898 ottenne almeno 15 brevetti: il primo fu per un macchinario per fabbricare botti di legno, ma la sua invenzione più importante è sicuramente la zattera di salvataggio (1880).
Bette Nesmith Graham produsse il primo bianchetto (1956). Come segretaria utilizzava la macchina per scrivere quotidianamente e, stanca di dover riscrivere intere pagine a causa di piccoli refusi, cercò una soluzione: una semplice tempera bianca per coprire gli errori di battitura. L’idea le venne osservando il lavoro dei pittori che aggiungevano un altro strato di colore sopra gli sbagli su tela. Il Mistake Out fu subito richiestissimo. Cambiò poi nome in Liquid Paper e venne venduto alla Gillette Corporation nel 1979.
Un’altra invenzione al femminile è il gioco da tavolo Monopoly. Elizabeth Magie era una stenografa interessata alle teorie anti-monopoliste di Henry George, politico ed economista che promuoveva l’introduzione di una tassa unica sulla proprietà terriera per spostare l’onere delle tasse sulle spalle dei ricchi proprietari e per limitare la speculazione terriera. La Magie inventò il gioco The Landlord’s Game per illustrare la teoria ad amici e colleghi, brevettandolo nel 1904 e in una seconda versione nel 1924. Nel 1935 il brevetto fu venduto ai fratelli Parker, che iniziarono a commercializzare Monopoly spacciandolo come invenzione di Charles Darrow. Bisognò aspettare gli anni ’70 perché ad Elizabeth venisse riconosciuta la paternità del famoso gioco.
Dobbiamo la romantica scena finale di Pretty Woman, quando Edward Lewis (Richard Gere) affronta le vertigini per promettere amore eterno alla principessa Vivian (Julia Roberts), ad Anna Connelly, madre della scala antincendio. Già nel 1861 l’amministrazione di New York aveva imposto di costruire scale esterne per dare una via di fuga alle persone intrappolate negli edifici, ma i proprietari immobiliari erano riluttanti a causa del costo ingente. L’altissimo tasso di morte per incendi di donne e bambini portò alla trascrizione di 33 brevetti femminili tra il 1877 e il 1895, fino a che, nel 1887, la Connelly ne ottenne uno per un “ponte di ferro” che doveva consentire alle persone di passare dal piano più alto di un edificio in fiamme a quello adiacente. Una soluzione economicamente più sostenibile che pose le basi delle moderne scale antincendio.
Nel 1965 Stephanie Louise Kwolek, chimica americana e ricercatrice della DuPont, inventò il Kevlar, una fibra leggera cinque volte più resistente dell’acciaio. La Kwolek lo scoprì mentre stava lavorando su un nuovo materiale per il rivestimento degli pneumatici. Il Kevlar, resistente all’urto, al calore e alle fiamme, viene impiegato nei giubbotti antiproiettile, nei caschi e in altre protezioni per il corpo, oltre che per abiti ignifughi, attrezzature per sport estremi, scafi, cavi a fibre ottiche e aerei.
di Irene Dominioni