E’ stato inaugurato l’11 gennaio l’Hilton Lake Como, l’ultimo nato della famiglia che ormai conta 570 alberghi in 80 paesi del mondo. Un’oasi di pace per una fuga dalla metropoli. Se state programmando un weekend sulle acque manzoniane, infatti, sappiate che non c’è posto migliore per rilassarsi a dovere e da cui partire per andare alla scoperta dei luoghi più nascosti e suggestivi della zona. Nato sulle fondamenta di un antico colorificio sulle sponde del lago di Como, a due passi dalla famosa villa Olmo e a dieci minuti dal centro, l’hotel conta 170 lussuose camere, di cui 20 suite e una suite presidenziale, oltre a un’ampia serie di servizi pensati per il comfort totale degli ospiti. E l’interior è di design, con Poliform e Cassina, due marchi lombardi d’eccellenza, in prima linea.
La lounge Taffeta, circondata da larghe vetrate, è il biglietto da visita dell’albergo e lo spazio ideale dove sorseggiare un drink accompagnati da sfiziosi finger food, leggendo un libro o chiacchierando in compagnia. Ai piani superiori, le camere Deluxe offrono una spettacolare vista lago, mentre le stanze Duplex si sviluppano su due piani e sono ideali per un soggiorno di coppia. Qui il tetto, infatti, è un’unica grande vetrata da cui si gode la vista delle stelle, comodamente da letto. La suite presidenziale, infine, ospita due camere e due bagni, Jacuzzi esterna e terrazza con vista sul lago.
All’ultimo piano, il rooftop bar Terrazza 241 fa da contorno alla meravigliosa infinity pool, che con il suo ampio solarium rende l’hotel una meta perfetta anche per soggiorni estivi. Mentre la Eforea spa & Health Club regala un servizio benessere completo: sauna, bagno turco, idroterapia, cromoterapia, frigidarium, sala relax e trattamenti viso e corpo. Non manca la sala fitness, con esperti personal trainer e corsi a disposizione degli ospiti. E per riprendersi da tanta “fatica”, il ristorante Satin, elegante ed eclettico, è a disposizione per tutti i pasti della giornata. Si può anche interagire con gli chef per selezionare le migliori combinazioni di piatti, preparati con i migliori ingredienti locali.
“Quel ramo del lago di Como” e i dintorni
Il lago di Como, con i suoi angoli nascosti, è un mondo tutto da scoprire. D’obbligo una visita all’antico centro del capoluogo, il tour in battello da una sponda all’altra, la salita in funicolare fino a Brunate e le passeggiate davanti alle eleganti ville di Bellagio. Avete voglia di esplorare mete poco battute dai turisti?
Lasciate da parte le famose Villa Carlotta, Villa d’Este e Villa Erba, e andate a Villa Monastero di Varenna, nata da un convento duecentesco di monache, trasformato poi in residenza patrizia circondata da splendidi giardini. Oggi è di proprietà della provincia di Lecco ed è anche una raffinata Casa Museo, i cui interni attraversano quattro secoli di storia, gusto e stile. La villa fu, infatti, frequentata da personaggi di spicco del panorama culturale e artistico italiano ed europeo, ed è lì che, nel 1954, vennero ospitate le lezioni di fisica di Enrico Fermi. Tutt’oggi la Società italiana di fisica vi organizza i suoi corsi.
Se preferite la natura, non potete perdervi l’Orrido di Bellano, così battezzato dal poeta Sigismondo Boldoni, che ne rimase tanto affascinato da definirlo un “orrore di un’orrenda orrendezza”. Si tratta di una gola naturale formatasi addirittura 15 milioni di anni fa per l’erosione del torrente Pioverna durante il periodo delle glaciazioni del Quaternario, e in passato sfruttata per la lavorazione del ferro e del cotone. La tradizione vuole che qui giaccia il valoroso guerriero Taino, sepolto insieme al tesoro che rubò ai suoi nemici, e che le numerose gallerie furono usate durante l’occupazione austriaca per evitare le ronde durante il coprifuoco. Non solo. All’entrata dell’Orrido si trova una torretta a quattro piani dalla pianta irregolare e con alcune finestre a ringhiera, chiamata Cà del Diavol, casa del diavolo. Non se ne conosce l’origine né la funzione, ma si sa che esisteva già prima del 1600 e, tra le leggende del posto, si narra che al suo interno venissero svolti rituali satanici. Sarà forse per via del satiro, disegnato sulla facciata all’ultimo piano?
Merita un ultimo stop Garlate, per visitare il museo della seta Abegg, situato in una filanda settecentesca in riva al lago e immerso in un bel giardino di gelsi. Inaugurato nel 1953 dagli industriali svizzeri Abegg per tramandare le conoscenze e le tradizioni dell’industria serica, e donato al comune di Garlate nel 1976, il museo espone scoperte, invenzioni e macchinari che illustrano il percorso di produzione della seta, dall’allevamento dei bachi alla trattura dei bozzoli, fino alla torcitura e alla creazione del tessuto. Interessante l’ultima sezione dedicata al futuro, dove la seta fa da protagonista anche nelle nuove ricerche e applicazioni in campo biomedico e cosmetico.
ph uff. stampa