14 palazzi da vedere a Milano

Una passeggiata con gli occhi all’insù. Questo chiede Milano ai propri “ospiti”, perché palazzi quattrocenteschi, neoclassici e liberty si trovano ad ogni angolo. Oltre ai già conosciuti Palazzo Marino, Palazzo Arcivescovile e ai palazzi di piazza dei Mercanti (Giureconsulti, Ragione, palazzo delle Scuole Palatine e la casa medievale dei Panigarola), c’è, ad esempio, il grandioso edificio del Filarete, detto dai milanesi Ca’ Granda, trasformato in università Statale (1939) dopo aver rappresentato uno dei maggiori complessi ospedalieri d’Europa. Ci sono Palazzo Litta (corso Magenta 24), Palazzo Durini (via Durini 24), Palazzo Visconti di Grazzano (via Cino del Duca 8) e Palazzo Invernizzi (corso Venezia 32), nel cui giardino abitano cigni e fenicotteri rosa visibili dalle inferriate che danno sulla retrostante via Cappuccini. Non è finita qui. Infilate le scarpe da ginnastica e, cartina e macchina fotografica alla mano, iniziate il viaggio.

Palazzo Annoni Cicogna-Mozzoni

Il palazzo di corso di Porta Romana 6 fu progettato dall’architetto Francesco Maria Richini, figura dominante del barocco milanese. Costruito nel 1631 dove un tempo sorgevano le mura romane, l’edificio è sfarzoso e si articola intorno a un cortile porticato di pianta quadrata con piccole corti di servizio. La facciata a due piani dalle ampie finestre con timpani presenta un portale centrale fiancheggiato da due colonne reggenti il balcone a balaustri del piano nobile, che ospita gli appartamenti padronali con alcuni soffitti originali a cassettoni o settecenteschi. Durante la prima metà del Settecento la casa, con quadri di Rubens, Van Dyck e Hayez, era frequentata da letterati, artisti e musicisti.

Palazzo e Case Berri-Meregalli

Il palazzo tardo liberty, affine al modernismo catalano di Gaudì in via Cappuccini 8, fu progettato tra il 1911 e il 1914 da Giulio Ulisse Arata. Lo schema ad angolo del palazzo si risolve in un’articolata volumetria con portone angolare e doppia facciata, mossa da gigantesche lesene a mattoni sovrastate da grandi putti scolpiti a tutto tondo, da sculture di animali mostruosi e da finestre ad archetti e balaustre in pietra lavorata. A tutto questo si aggiungono i mosaici policromi e le pitture. Vi sono altre due case Berri-Meregalli a Milano (via Mozart 21 e via Barozzi 7), sempre progettate da Arata.

Palazzo Castiglioni

Uno dei più insigni esempi di liberty italiano, il palazzo progettato da Giuseppe Sommaruga si trova in corso Venezia 47 e fu commissionato nel 1900 dal giovane ingegnere Ernesto Castiglioni. Famosa la facciata con i putti sopra le finestre del piano nobile e la base a bugnato rustico con finestre a oblò. All’interno il grandioso scalone a due rampe che parte dall’atrio del palazzo.

Casa Campanini

Progettata dall’architetto Alfredo Campanini negli anni 1903-04 in via Bellini 11, la casa liberty è ben riconoscibile dalle due figure di donna ai lati dell’ingresso. Come in gran parte degli edifici liberty milanesi l’apparato decorativo – in questo caso mirabilmente in cemento – non coinvolge la struttura architettonica.

Palazzo Fontana-Silvestri

L’edificio in corso Venezia 10 è la più importante testimonianza di architettura rinascimentale privata milanese. I Fontana appartenevano a un’illustre casata cui fu affidato il controllo di Porta Orientale, oggi Venezia, dal 1476. Molti aspetti confermano la preesistenza di un edificio trecentesco, tra cui la forma trapezoidale del cortile interno e il numero irregolare delle arcate dei portici, impostazione attribuita al Bramante così come le tracce di decorazione pittorica sulle pareti del cortile e in facciata. Il portale, in pietra d’Angera, è fiancheggiato da due colonne a candelabro ornate da foglie di acanto parzialmente visibili, che reggono un balcone di ferro lavorato a ricci e volute (1651).

Palazzo Rocca Saporiti

Il progetto di questo palazzo neoclassico in corso Venezia 40 fu commissionato nel 1812 a Gaetano Perego da Gaetano Belloni, arricchitosi con l’appalto dei banchi da gioco allora numerosi nel foyer della Scala. Belloni lo vendette al marchese Saporiti nel 1818 che, a sua volta, lo lasciò al conte Apollinare Rocca, suo congiunto. La fronte, davanti alla quale sostava spesso Stendhal, è composta da un pianterreno e da due piani superiori comprendenti il grande colonnato ionico formante la loggia, coronata da una balaustra reggente sei statue con eleganti figure mitologiche.

Casa Galimberti

In via Malpighi 3 è opera dell’architetto Giovan Battista Bossi (1902-05). Bellissima la facciata, quasi una tela pittorica fatta di piastrelle colorate e composte a mosaico raffiguranti figure umane, alberi da frutta, racemi e fiori. Nei balconi a cementi modellati e a ferri battuti ricorre invece la decorazione a girasole.

Palazzo Dugnani

Era una villa suburbana all’esterno della cerchia dei Navigli nel XVII secolo (via Manin). Per questo motivo la facciata principale di Palazzo Dugnani, con atrio porticato sormontato da una loggia (oggi chiusa da vetrate) coronata da un attico, dà sul parco interno che dal 1857 fa parte dei giardini pubblici Indro Montanelli. Il massimo splendore della casa fu raggiunto con il salone da ballo alto due piani e affrescato dal Tiepolo con l’Allegoria della Virtù sulla volta e le Storie di Scipione l’Africano e Massinissa sulle pareti.

Palazzo Belgioioso

La dimora di Antonio Barbiano di Belgioioso, costruita in dieci anni (1771-1781) nell’omonima piazza, sorge accanto a Palazzo Besana e alla casa di Alessandro Manzoni. Essendo capo della casa militare dell’arciduca Ferdinando d’Austria, il principe affidò l’opera all’architetto di corte, Giuseppe Piermarini, che realizzò un palazzo sontuoso e imponente con due giardini. Sorprende la ricchezza decorativa e il numero delle finestre in facciata (25), numero che non si era mai visto in nessun altra dimora privata.

Palazzo Clerici

Il palazzo sito nell’omonima via al numero 5 rappresenta un esempio di architettura tardo barocca e una delle più ricche dimore private del Settecento. Entrando dalla sobria facciata non si può immaginare la magnificenza della galleria principale al piano nobile, affrescata con il Carro del Sole circondato dai pianeti da Tiepolo (1740), e della Galleria degli Arazzi con le grandi specchiere dorate.

Casa degli Omenoni

Nella stretta via degli Omenoni sorge il palazzetto di Leone Leoni, scultore, orafo e medaglista del ‘500. Sorprendenti le monumentali sculture degli otto telamoni in pietra della facciata, la cui esecuzione si deve allo scultore Antonio Abondio. Il Vasari le descrisse come “figure muscolose e possenti ammantate con pelli di fiera eccetto le due centrali che, nude, affiancano il portone”. Anche il cornicione superiore presenta figure di aquile, leoni, chimere e festoni, il tutto nella compostezza del telaio architettonico rinascimentale, un equilibrio di pieni e vuoti, di nicchie e finestre.

Palazzo Borromeo

Situato in piazza Borromeo 7, il palazzo quattrocentesco era una vera e propria cittadella costituita da un nucleo padronale, corti minori, uffici, magazzini, appartamenti per gli ospiti e abitazioni per i subalterni. Nella facciata secentesca con mattoni a vista spicca il bellissimo portale a sesto acuto con l’archivolto a blocchi di marmo rosa di Candoglia e rosso di Verona e estradosso ornato da un cordone a spirale, sopra il quale si svolge una fascia a fogliami con tralci di vite.

Casa degli Atellani

Qui, in corso Magenta 65, di fronte a Santa Maria delle Grazie, soggiornò Leonardo da Vinci mentre era impegnato a dipingere il Cenacolo. E’ noto, infatti, che la casa quattrocentesca degli Atellani fosse frequentata da letterati, condottieri, aristocratici e artisti quali Sangallo, Luini e Bramantino. L’ultimo proprietario, il senatore Conti, fece sistemare la costruzione nel 1922 da Piero Portaluppi che recuperò fregi, affreschi e dettagli architettonici originari. Lascia senza fiato il parco della casa con tanto di vigna, quella vigna che Ludovico Maria Sforza regalò a Leonardo, proveniente da una famiglia di vignaioli.

Casa Laugier

In corso Magenta 96 all’angolo con piazzale Baracca, l’edificio liberty fu commissionato (1905) dal barone Lorenzo Laugier all’architetto Antonio Tagliaferri per la parte architettonica e all’ingegner Casati per la distrubuzione interna. La facciata, con finestre binate e a bifora, si caratterizza per il contrasto creato dall’alternanza di cotto e cemento ed è impreziosita dai ferri del celebre Alessandro Mazzucotelli. I balconi diminuiscono d’importanza dal primo al quarto piano diventando meno aggettanti e mettendo in evidenza il piano nobile delimitato da teste leonine.

A lezione di storia milanese

Nella Basilica di Santa Maria delle Grazie è cominciata la terza edizione delle Lezioni (gratuite) di Storia di Milano dal titolo “Milanesi”, ogni mercoledì alle 21 fino al 22 giugno. In dieci appuntamenti, Paolo Mieli, Ferruccio de Bortoli, Gherardo Colombo, Giangiacomo Schiavi e altri studiosi ricostruiranno l’identità della città attraverso i racconti di Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, dei politici Filippo Turati e Anna Kuliscioff, del medico Luigi Mangiagalli, dell’artista Filippo Tommaso Marinetti, dell’architetto Gio Ponti, di Carlo Maria Martini, per citarne alcuni. Una bella occasione per imparare sicuramente qualcosa di nuovo in un contesto magnifico come quello della basilica quattrocentesca, patrimonio dell’Unesco e casa del celebre Cenacolo Vinciano.

Ca' Granda
Ca’ Granda
Casa Campanini
Casa Campanini
Casa degli Atellani, giardino
Casa degli Atellani, giardino
Casa degli Atellani, interno
Casa degli Atellani, interno
Casa degli Omenoni
Casa degli Omenoni
Casa Galimberti
Casa Galimberti

 

foto Margherita Tizzi

Margherita Tizzi

Giornalista, scrive su Vogue Italia, Amica e Grazia. È co-founder di Eccetera, studio specializzato nella creazione di progetti editoriali su misura, online e offline. E, dal 2013, su questo webzine racconta storie di luoghi, di fatto a mano e made in Italy, di cultura, arte e lifestyle.

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