Nel 1957, Françoise Giroud evoca la Nouvelle Vague ne L’Express. Il termine, usato per la prima volta, incarna tutti gli aspetti del cambiamento sociologico che sta iniziando a interessare giovani e arte. Ben presto, l’espressione viene ripresa per designare la rivoluzione in atto nel cinema. Tra le pellicole simbolo c’è L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais – noto anche per Hiroshima mon amour (1959): è la storia di una donna inseguita da un uomo che cerca di convincerla che, l’anno prima, gli aveva promesso di fuggire con lui.
In un castello boemo trasformato in un sontuoso hotel, questa strana coppia intraprende una sorta di guerra psicologica, raccontata senza vincoli cronologici e schemi classici della narrazione. Il regista si rifece al romanziere Alain Robbe-Grillet, rafforzando il carattere avanguardistico del film, un vero rompicapo temporale e psicologico; illustrazione di una relazione con il mondo in cui la coscienza è soggettiva, dove lo spettatore è libero di sviluppare la propria trama.
Insignito del Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia nel 1961, oggi la pellicola esce digitalizzata e restaurata in risoluzione 4K partendo dal negativo originale del 1960. Tutto questo grazie anche al supporto di Chanel, perché proprio per il film Gabrielle “prestò” il guardaroba a Delphine Seyrig.
L’uscita al cinema del “nuovo” L’anno scorso a Marienbad è prevista per il 19 settembre in Francia; in video il 25 settembre.
Coco e l’arte
Mademoiselle creò diversi legami con le arti. Collaborò con Diaghilev e i Balletti Russi per La Sagra della Primavera, e cucì molti costumi per il ballerino Serge Lifar. Ben presto anche i registi si affidarono al talento di Coco e Visconti, con cui strinse un’amicizia profonda, le donò gli abiti di Romy Schneider, che incontrò per la prima volta nel 1961. “Quando ho indossato il mio primo Chanel, ho capito che non avrei mai più desiderato indossare nient’altro… Con quell’abito mi sentivo vestita, in tutti i sensi: più bella e ordinata… Chanel mi ha insegnato tutto senza mai darmi consigli. Chanel non è solo una stilista come gli altri… Perché è un insieme coerente, logico, ordinato: come l’ordine dorico o l’ordine corinzio, esiste un ordine Chanel, con le sue ragioni, le sue regole, i suoi rigori. È un’eleganza che soddisfa la mente ancor più degli occhi”, raccontò l’attrice alla giornalista Claude Berthod della rivista Elle.
La collaborazione per Marienbad
Sempre nel 1961, anche Alain Resnais, dunque, si rivolse a Chanel per L’anno scorso a Marienbad. Essenziali ai fini dell’innovativa narrazione, gli abiti aiutano lo spettatore a ricostruire la cronologia della storia. Non solo. Esprimendo un desiderio assolutamente eccezionale per quei tempi, Resnais desiderava che Delphine Seyrig non indossasse costumi appositamente disegnati per il film, ma un guardaroba preso dalla vita reale, che evocasse al tempo stesso lo spirito delle star del cinema degli anni ’20 e un’eleganza moderna e classica. Tra i modelli presi dalle collezioni Haute Couture, uno in particolare segna lo spirito e la moda: un vestito nero in mussola che diventa immediatamente “l’abito alla Marienbad” e che conferma la consacrazione del celebre little black dress di Chanel. Tutte lo vogliono, compresa Brigitte Bardot, che esprimerà alla stilista il proprio “desiderio di avere lo stesso abito di Delphine Seyrig”.
Al di là dell’effetto moda, Alain Resnais e Gabrielle Chanel imposero una nuova filosofia al costume cinematografico. Da allora, molti registi della Nouvelle Vague incoraggiarono le loro attrici a non indossare costumi ma abiti quotidiani, a volte provenienti dal proprio guardaroba.