Siete appassionati di fotografia e avete un certo spirito d’avventura? Allora l’Urban Exploration (Urbex, nella forma abbreviata) potrebbe essere l’hobby che fa per voi. Decisamente più estremo del giardinaggio e di gran lunga più rischioso del collezionismo, l’esplorazione di edifici abbandonati e rovine di ogni genere è un’attività che sta prendendo sempre più piede. I requisiti fondamentali? Una macchina fotografica e una buona forma fisica. Sì, perché all’occorrenza potrebbe essere necessario scavalcare, saltare, arrampicarsi e mettersi alla prova, per scoprire i luoghi più nascosti e remoti del territorio urbano.
Non per niente, quest’attività può talvolta arrivare a violare alcune normative se ci si intrufola, ad esempio, in una proprietà privata. Ma il fine dell’Urbex, sottolineano gli appassionati, rimane nobile: la documentazione fotografica di beni dimenticati. E oltre che un’attività profondamente artistica, può anche rappresentare una denuncia e un metodo per portare l’attenzione sul degrado di costruzioni che si è preferito abbandonare piuttosto che recuperare a beneficio della comunità. E chi lo pratica vi dirà che è più di un passatempo; è un modo per amare il patrimonio architettonico che ci circonda, cercando la bellezza nei luoghi dimenticati da tutti.
In Italia sono molti i luoghi di questo tipo: fabbriche, stazioni, chiese, ferrovie, ospedali, alberghi, edifici in rovina dove il tempo sembra essersi fermato. E spesso sono molto più vicini di quanto si possa pensare, mimetizzati tra gli altri palazzi o nascosti dietro barricate. La prerogativa degli urban explorer, infatti, è quella di non rivelare dove si trova il luogo fotografato, un po’ per conservare l’aura di mistero e magia, un po’, probabilmente, perché il rischio è di essere sanzionati. Ciò nonostante, diverse sono le mete “classiche” degli urban explorer, da interi paesi fantasma a ville nobiliari disabitate, soprattutto in Brianza e dintorni.
Cosa vedere
Rovaiolo Vecchio, frazione del comune di Brallo di Pregola, tra Lombardia e Liguria, è abbandonato da 50 anni, ma le sue case sono rimaste pressoché intatte. In passato era stato crocevia di pellegrini e mercanti che percorrevano la via del Sale, tra la pianura Padana e il litorale ligure. Gli abitanti se ne andarono nel 1960 per ordine della prefettura, che temeva una frana del Monte Lesima. Questa non avvenne mai, ma nessuno fece più ritorno in paese, dove oggi restano poche case inghiottite dalla vegetazione, qualche recinto, una fontana, un fienile e un vecchio forno.
Consonno, l’antica città dei balocchi nei boschi sopra Olginate, vicino a Lecco, è retaggio dei ruggenti anni Sessanta, quando il conte Mario Bagno, imprenditore del settore immobiliare, decise di acquistare per intero il paesino per farne una Las Vegas brianzola con tanto di palazzi, ristoranti e centri commerciali. Abbandonato negli anni ‘70 in seguito a una frana, è stato spesso presa di mira da vandali e writer, ma oggi, nel periodo tra Pasquetta e ottobre, il paese prende vita grazie ad un’associazione che organizza eventi di vario tipo, a partire dai laboratori sui vecchi mestieri. Aperti a tutti, ogni domenica.
Campo di Brenzone è un villaggio semi abbandonato, affacciato sulla costa orientale del lago di Garda. La piccola contrada, di origine medievale, si raggiunge attraverso la mulattiera che dal paese di Castelletto porta a Prada. Ormai ci abitano pochissime persone, ma oltre alla bella vista sul lago e alle antiche case con volte in pietra, vi si trova anche la chiesetta romanica di San Pietro in Vincoli, che con i suoi affreschi del XIII e XIV secolo rappresenta una suggestiva meta di esplorazione.
L’ex ospedale psichiatrico di Mombello, nei dintorni di Limbiate, in provincia di Monza, è stato il manicomio più grande d’Italia prima di essere abbandonato con l’entrata in vigore della legge Basaglia nel 1978. Immerso in un parco di cento ettari e confinato da un muro alto due metri, nel ‘700 fu una lussuosa villa che ospitò Napoleone durante la campagna d’Italia. Trasformato in struttura sanitaria, per oltre un secolo ospitò fino a tremila pazienti psichiatrici (un sovraffollamento scandaloso) e vi fu segregato Benito Albino, il figlio illegittimo di Mussolini. Oggi un progetto di recupero prevede di renderlo una residenza socio assistenziale e una “cittadella delle fragilità”.
Greenland è un luna park abbandonato di quasi 400mila metri quadrati. Siamo a Limbiate, in provincia di Milano. Costruito negli anni ‘60 in concomitanza con Gardaland, fu uno dei primi parchi divertimento stabili con giostre, montagne russe e perfino un vascello pirata. Fu messo sotto sequestro nel 2002 a causa di irregolarità gestionali e poi è andato all’asta nel 2008, ma nessuno si è preso l’onere di ristrutturarlo ed è rimasto deserto.
Infine, dell’ex area industriale della Tessitura Schiatti a Lentate sul Seveso, nata nel 1900 come tessitura artigianale e diventata nota in tutto il mondo per la produzione di velluti, rimane ormai solo un capannone popolato da rocchetti sparsi e muffa. Il periodo di massimo splendore, prima del declino, fu quello del secondo dopoguerra, quando era nota per i tessuti per l’arredamento di interni di altissimo pregio.
Chi seguire per saperne di più
Tra gli avventurieri del “turismo dell’abbandono”, ci sono diversi fotografi italiani, che con i loro progetti hanno contribuito a documentare i luoghi dimenticati d’Italia. I nomi? Eleonora Costi e il suo Abandonded H.Ell, che ha raccolto immagini di ville padronali, ex ospedali, chiese e monasteri in un viaggio durato due anni. Luca Blast Forlani e il progetto Intruders, poi tradotto in un libro sulla decadenza di svariate strutture marchigiane, da una centrale elettrica a un deposito ferroviario, da una caserma a un orfanotrofio. Stefano Perego, fotografo milanese di 30 anni, ha catturato con la serie Abandoned castle, somewhere in Italy edifici diroccati, in Italia e all’estero. Alisei Memories, nato per caso curiosando tra i luoghi in rovina delle campagne lombarde, è il progetto di Davide Soliani, comprendente ville, chiese, scuole, discoteche. Il sito di Alessandro Bugani, Decadence-Urbex, esplora soprattutto la desolazione dei luoghi in Emilia-Romagna, infine, per uno sguardo collettivo e su scala nazionale, da seguire le pagine Facebook Tesori Abbandonati e I luoghi dell’abbandono, che organizza anche escursioni programmate.