Scopriamo le carte e siamo sinceri. Ecco i sì e i no del Festival di Sanremo 2017…
Sì: Francesco Gabbani e Occidentali’s Karma. Positivo, educato, coinvolgente e intelligente. E grande cantautore (anche per Celentano). In un periodo in cui impazza la polemica sulla “volgarità” dei ragazzi italiani (ignoranti, disinteressati, grammaticalmente scorretti), vince Sanremo un trentenne che, con ironia e simpatia, condivide un pensiero profondo e, culturalmente, un po’ triste. Lui, che ha lottato per anni per realizzarsi e che per questo ha vissuto periodi di sconforto – come ha confessato la mamma, mixa italiano, greco (panta rei) e inglese (singing in the rain) per scattare un’immagine della società, internettologa e selfista, dove “l’intelligenza è démodé”. Così “l’evoluzione inciampa” e “la scimmia nuda balla”, che poi è il libro (1967) dello zoologo Desmond Morris che ha studiato l’uomo in quanto scimmia e cioè come l’unico, tra le 193 specie di scimmie, a essere sprovvisto di peli. Nudo, appunto; e per quanto cerchi di ignorare l’eredità del passato, rimane essenzialmente un primate in crisi, che segue, nella vita sessuale e sociale, i modelli di comportamento fissati dai suoi antenati scimmioni cacciatori. Oggi, nella realtà virtuale, l’unica speranza è trovare dell’ “umanità”.
Sì: canzoni e cover. Belli i testi; orecchiabili e ritmiche le melodie. E le cover sono un innesto di conoscenza musicale per i più giovani. Non era mai successo che così tante canzoni del Festival di Sanremo passassero alla radio, girassero nel web e continuassero a essere canticchiate per giorni. Come: Che sia benedetta di Fiorella Mannoia; Vietato morire di Ermal Meta; Portami via, che Fabrizio Moro ha dedicato alla figlia; Vedrai di Samuel, (ex?) Subsonica; Fatti bella per te di Paola Turci; Con te di Sergio Sylvestre.
Sì: cantanti ospiti. Emozionante Tiziano Ferro, che alle origini ricorda molto Gabbani. La sua Xdono, canzone “leggera” e “diversa”, gli ha aperto la strada di una carriera incredibile. Come incredibile è stata la performance di Il Conforto con Carmen Consoli. Non si sono risparmiati Ricky Martin, Robbie Williams, Zucchero, Rita Pavone, la band scozzese Biffy Clyro e il piccolo coro Mariele Ventre dell’Antoniano, che ci ha fatto tornare bambini.
Sì: sociale. Sì a chi si spende ogni giorno per gli altri, come i soccorritori che hanno prestato servizio durante le tragedie del terremoto e del Rigopiano. Come la 92enne Maria Pollacci, l’ostetrica che ha fatto nascere oltre 7600 bambini (ma che dovrebbe arrendersi alla pensione), e Gaetano Moscato, il nonno che ha perso l’uso di una gamba per salvare i due nipoti dalla strage di Nizza. Sì alle commoventi esibizioni dell’Orquesta Reciclados de Cateura, formata da ragazzi che suonano strumenti costruiti con materiali riciclati in una zona molto disagiata del Paraguay, e dei Ladri di carrozzelle, perché “la musica va oltre la disabilità”.
Sì: ai look di Paola Turci, Fiorella Mannoia, Chiara, Ermal Meta e Carlo Conti. La Turci, in Stella McCartney, ha dimostrato che lo stile è innato e non è moda, e ha insegnato che cosa sono l’eleganza e la raffinatezza. Impeccabili Mannoia e Galiazzo (abiti Melampo). Meta piace ai giovani, perché alternativo ma chic. Sì al conduttore per la sua scelta made in Italy (Salvatore Ferragamo).
No: Al Bano e Gigi D’Alessio. Con le loro polemiche sono diventati lo specchio dell’Italia del 2017 e dell’italiano medio, lamentoso, tutt’altro che umile, poco sportivo e non incline all’esame di coscienza. E, soprattutto, che tarpa le ali ai giovani. Prendessero d’esempio Ron, che è uscito di scena incassando con eleganza. Invece D’Alessio rilascia un’intervista a Chi: “A Sanremo è stata fatta fuori una categoria di cantanti. Qual è la motivazione, quella di far vincere i giovani? Va bene, allora noi serviamo da esca, perché il programma senza di noi non li fa 11 milioni di telespettatori. Fiorella Mannoia è partita già protetta perché fra i giurati c’è Paolo Genovese, il regista di Perfetti sconosciuti e la colonna sonora è di Fiorella Mannoia”. Al Bano rincara al settimanale Oggi, senza pensare che avrebbe fatto più bella figura a scusarsi con Ermal Meta. Durante la consegna dei premi della serata finale, infatti, il cantante pugliese aveva strappato un fiore dal mazzo di Meta. Rispettivamente premiati per il miglior arrangiamento e con il premio della critica Mia Martini, non gli erano stati consegnati fisicamente i trofei. A Meta, però, Maria aveva dato un mazzo di fiori. Da qui il maleducato gesto di Al Bano e quello galante di Ermal, che ha poi staccato un altro fiore per la conduttrice, indispettita per Al Bano. Vergognoso.
No: Mika. Vestito Valentino, il cantante è noto per la sua dirompente sudorazione. Certo, avrebbe fatto più bella figura se avesse ricordato di mettere in tasca un bel fazzoletto di stoffa. O anche questo è “démodé”? Bocciato anche l’omaggio a George Michael.
No: abiti e gioielli di Maria De Filippi. Tutti abbiamo promosso Maria per la sua umilità e professionalità, ma basta con i falsi complimenti. Come tutti hanno criticato il look di Giorgia, non c’è nulla di male a dire che nemmeno un vestito può compiere dei miracoli. E il guardaroba di Givenchy scelto dalla De Filippi era totalmente fuori dal suo stile e portamento. Gli abiti non la valorizzavano, per non parlare dell’accostamento dei gioielli. Infine, perché non scegliere uno stilista italiano? Siamo alle solite: non sappiamo proprio mettere in mostra il nostro saper fare, come, invece, succede all’estero.
No: a Keanu Reeves, Tina Kunakey (compagna di Vincent Cassel), Anouchka Delon (figlia di Alain) e Annabelle Belmondo (nipote di Jean Paul). Per quale motivo erano lì? Se c’era “bisogno” di bellezza, non si potevano invitare le mogli di altri big della canzone italiana, come è successo con Marica Pellegrinelli, super promossa? E basta con Carlo Cracco.
No: Poteva essere utile il messaggio sul cyberbullismo di Diletta Leotta, peccato sia passato in secondo piano a causa di un look che portava a pensare altro… E no a Virginia Raffaele: ci vuole classe anche nella comicità e le “verità” sessuali su Sandra Milo sono state superficiali e fuori luogo per l’occasione.