I nostri vestiti e i nostri accessori raccontano chi siamo, da dove veniamo e cosa facciamo, ma visto che la popolazione della Terra aumenta, forse in modo preoccupante, devono essere prodotti e consumati responsabilmente. Oltre alle problematiche etiche e sociali, l’industria della moda è, infatti, anche una delle più inquinanti. Ecco perché sempre più marchi stanno adottando e devono adottare politiche green, come ha ricordato il seminario sulla moda sostenibile di BeNordic 2016, la manifestazione dedicata ai paesi scandinavi, che si è svolta a Milano qualche settimana fa.
Qualche numero per farvi riflettere
2050: è l’anno in cui, secondo un recente studio della Fondazione Ellen MacArthur, la quantità di plastica nei mari sarà tale da superare il numero di pesci, a parità di peso.
20.000: è il numero di litri d’acqua necessari per produrre 1 kg di cotone tessile.
9.000.000.000: la popolazione mondiale entro i prossimi trent’anni.
1,5: il numero di pianeti Terra di cui consumiamo risorse naturali. Entro il 2050 ce ne serviranno 3 per mantenere il mondo così come lo conosciamo oggi.
1,9 triliardi di euro: secondo l’organizzazione FashionBi, è il valore del mercato dell’abbigliamento mondiale nel 2014, di cui 558 miliardi solo per il mercato femminile.
95: la percentuale delle migliaia di tonnellate di tessuti gettati via ogni anno e che potrebbe essere indossata di nuovo o riciclata.
2045: anno in cui la Svezia pianifica di diventare completamente carbon-free, cioè punta a eliminare totalmente le emissioni fossili.
Cosa vuol dire sostenibilità
Per tradurre questo principio nella Responsabilità Sociale di Impresa (CSR), le aziende possono diventare più green attraverso:
- la filantropia
- la produzione animal-friendly
- il packaging, più naturale o riciclato
- l’utilizzo di materie prime a ridotto impatto ambientale
- eque condizioni di lavoro
- la trasparenza del prodotto
- il riciclo
12 marchi green
Jeans, giacche, piumini e borse fra le più eco-sostenibili in circolazione. Ecco i capi da acquistare per sentirsi sostenibili:
- Fjällräven. La collezione Keb Eco Shell dell’azienda svedese comprende indumenti in poliestere riciclato, impermeabili, traspiranti, sostenibili e dedicati al trekking tecnico. La linea Greenland, invece, è in tessuto G-1000, impermeabile poiché impregnato con una miscela di cera d’api e paraffina. Infine, la High Coast è ideale per uno stile più casual e urban. Fjällräven è anche attiva in progetti per la salvaguardia della volpe artica, di cui rimangono pochissimi esemplari, e ad essa deve il nome e il logo.
- H&M. E’ ormai famosissima la collezione Conscious in cotone bio e riciclato. L’azienda utilizza il 21,2% di cotone biologico certificato, riciclato oppure coltivato secondo le direttive della Better Cotton Initiative, e ha l’obiettivo di raggiungere il 100% entro il 2020. Non solo. H&M realizza anche capi in Tencel, canapa biologica e lana riciclata. Dal 18 al 24 aprile il marchio svedese promuove la World Recycle Week, che prevede una raccolta di abiti a livello globale; tutte voi, quindi, potete portare nei negozi del brand gli indumenti usati e dismessi, contribuendo a ridurre i rifiuti e a creare nuovi tessuti.
- Patagonia. Famosa soprattutto per l’abbigliamento tecnico, il Denim Patagonia è in cotone organico al 100%, coltivato senza l’uso di fertilizzanti inquinanti né di pesticidi o erbicidi nocivi. Inoltre, un innovativo processo di tintura consente di ridurre significativamente l’utilizzo di acqua, energia elettrica e sostanze chimiche, producendo un minor quantitativo di CO². Patagonia ha, infine, ricevuto la certificazione Fair Trade Certified per il commercio equo.
- Esprit. Membro fondatore della Sustainable Apparel Coalition e del Zero Discharge of Hazardous Chemicals Group (ZDHC), il marchio utilizza, per le sue collezioni mare e recycled, cotone e lana organici e nylon riciclato.
- Timberland. Timberland Tires è la linea di pneumatici premium disegnata e prodotta appositamente per essere riciclata in scarpe – le Earthkeepers Boot 2.0, così da creare un ciclo di vita più sostenibile per la gomma.
- Fera Libens. Marchio di calzature italiano, ha partecipato al programma Speed Mi Up, acceleratore d’impresa dell’Università Bocconi e della Camera di Commercio di Milano. Produce scarpe classiche con componenti di origine non animale, alternativi alla pelle vera, come la microfibra e l’Alcantara. È al massimo livello del Rating Animal Free (VVV+) della LAV.
- EcoAlf. Brand spagnolo nato nel 2013, propone piumini, borse e altri accessori interamente realizzati in plastica riciclata di bottiglie, vecchi copertoni di auto, reti da pesca e perfino fondi di caffè. EcoAlf ha anche lanciato il progetto Upcycling The Oceans, che coinvolge numerosi pescherecci sulle coste spagnole e nel mar Mediterraneo per recuperare la plastica che vi è depositata.
- Quagga. Nata nel 2010 a Torino, l’azienda propone giubbotti realizzati con poliestere riciclato 100% certificati Bluesign. Anche le ovatte termiche sono rigorosamente in fibra riciclata, mentre le chiusure lampo sono in nylon o poliestere senza pvc.
- Par.Co Denim. Quest’azienda bergamasca produce jeans e abbigliamento sostenibile a filiera corta. Per la sua produzione utilizza tessuti italiani e giapponesi con fibre naturali di cotone biologico certificati Gots, di bambù, di canapa e di lino. Non solo. I jeans vengono lavati con il metodo 100% biodegradabile Eco-aging, che permette di sostituire le “sabbiature” (tecnica di sbiancamento del denim), pericolose per l’ambiente e per la salute, con un composto vegetale green. Di conseguenza, anche le tinture sono vegetali.
- Cangiari. In dialetto calabrese “cambiare”, l’azienda si caratterizza per i suoi tessuti prodotti al telaio a mano e realizzati con materiali e colorazioni biologiche, per il massimo rispetto dell’ecosistema e del benessere di chi li indossa. La produzione è made in Italy e completamente personalizzabile.
- Garbagelab. Nato nell’autunno del 2009 a Milano, il marchio ricicla i banner in pvc delle campagne pubblicitarie per farne borse ecologiche cucite a mano. Un’ottima seconda vita per il pvc, il cui smaltimento è difficoltoso perché non si ricicla con la plastica. Inoltre, le tracolle e i manici delle borse sono cinture di sicurezza recuperate dalle vecchie auto.
- Nokike. Da un’idea di Herika Signorino, nasce nel 2011 Nokike, un marchio di gioielli che gioca con diversi materiali e vede camere d’aria, ritagli di pelle, stoffe sgargianti e persino il lattice dei palloncini combinati insieme per creare pezzi unici e amici della natura.
Come essere sostenibili a casa
Tutti noi possiamo difendere e proteggere l’ambiente in modo semplice ed efficace. Ad esempio:
-
informatevi sui marchi e sulle loro politiche aziendali, boicottando, eventualmente, i brands che non fanno niente per essere green;
-
donate gli abiti usati ai bisognosi o portateli nei negozi che riciclano i tessuti per farne di nuovi;
- cercate di avere cura del vostro guardaroba, seguendo sempre le indicazioni riportate sull’etichetta in modo da limitarne l’usura. Cliccate qui per le regole per un bucato perfetto;
- infine, datevi al fai-da-te. Un paio di jeans, per esempio, può diventare una borsa; una vecchia camicia, invece, può essere trasformata in straccetti per pulire la casa.