Zuegg, marchio noto per i succhi di frutta e le marmellate, ha festeggiato nel 2015 ben 125 anni di attività. Ha una storia affascinante, come quella di molte altre aziende familiari…
Le origini
Era il 1860 quando nel Sud Tirolo, più precisamente a Lana d’Adige, Ersnt August Zuech (il cognome di famiglia diventò Zuegg nel 1903) coltivava un frutteto in compagnia dei suoi 14 figli e vendeva la frutta nei mercati vicini. Alla guida della piccola impresa agricola subentrò ben presto il figlio maggiore Karl, cui si deve la trasformazione in azienda nonostante le difficoltà della Prima Guerra Mondiale.
Le confetture
Nel 1917, a Laces (Bolzano), iniziarono i primi esperimenti per produrre la confettura di mele, il cui debutto avvenne ufficialmente nel 1923, segnando il primo grande successo della Zuegg, che si sarebbe sempre distinta per la costante innovazione dei propri prodotti. Grazie a una crescita stabile, negli anni ’50 l’azienda distribuiva già su tutto il territorio nazionale il Fruttino, un panetto solido di confettura di mele cotogne e rivale del classico pane, burro e zucchero, la classica merenda pomeridiana dei bambini. Al 1961 risalgono le confetture Fruttaviva, un prodotto innovativo per l’epoca perché senza coloranti e conservanti. Oggi, infatti, l’aggiunta di additivi alimentari al prodotto è vietata per legge; l’unico additivo utilizzabile è la pectina, enzima della frutta essenziale per il processo di gelificazione.
Si dice marmellata o confettura?
Le due parole non sono sinonimi e le loro differenze sono addirittura stabilite dall’Unione Europea. La marmellata è a base di agrumi (arancia, limone, mandarino, pompelmo e via dicendo), mentre la confettura contiene qualsiasi altro tipo di frutta. I due prodotti sono diversi anche per la quantità di frutta che contengono: nella marmellata la percentuale deve essere pari ad almeno il 20%, nella confettura il 35% e nella confettura extra il 45%.
I primi succhi di frutta Zuegg arrivarono nel 1954. I gusti erano i classici albicocca, pesca e pera, per soddisfare il gusto più familiare e “mediterraneo” degli italiani. Nel 1962, durante il periodo del boom economico, l’azienda altoatesina iniziò la produzione di semilavorati a base di frutta, complementi indispensabili di altri prodotti come gli yogurt, le crostate e i gelati, destinati alle industrie alimentari. Nel 1969 Zuegg introdusse il Tetrapak (un’azienda svedese, non un materiale, come viene solitamente inteso, ndr) per la conservazione dei succhi di frutta.
Infine, nel 1988 il lancio della linea di succhi Skipper, con i quali l’azienda volle legarsi al benessere e all’attività sportiva, e nel 1991 l’espansione all’estero con l’acquisizione di numerose aziende in Germania, Francia, Russia e Stati Uniti.
Zuegg oggi
Ancora oggi Zuegg presta particolare attenzione alla qualità della materia prima e ai processi di lavorazione. I terreni per la coltivazione della frutta, quasi tutti situati nel meridione italiano, vengono coltivati a cereali per poterne mantenere tutte le proprietà naturali e tutto ciò che vi succede è riportato nei cosiddetti “quaderni di campagna”, per tenere traccia degli eventi, dalla semina alla raccolta (20 milioni di kg di frutta all’anno). Dalla raccolta alla lavorazione, poi, trascorrono mediamente solo 24 ore per conservare i benefici della materia prima.
Intervistato dalla Rai in occasione del 125esimo anniversario dell’azienda, il presidente Oswald Zuegg ha parlato della sfida per il futuro dell’azienda, rappresentata dalla tendenza al chilometro zero e alla produzione locale. Una filosofia in linea con le campagne “Il mese del pomodoro italiano” e “Arance di stagione: qualità garantita dalla natura”, realizzate da Ortofrutta Italia per sostenere il consumo di pomodori e arance italiani, nonostante la politica dell’Unione Europea sfavorisca gli agricoltori nazionali. L’iniziativa di Ortofrutta vede coinvolti 4000 punti vendita della grande distribuzione, dai mercati agroalimentari ai negozi specializzati.
Tutti argomenti che richiamano il tema della disoccupazione, su cui Oswald Zuegg disse: “I giovani italiani che emigrano all’estero fanno bene ad andare fuori per vedere e ascoltare; ma poi dovrebbero avere la possibilità di rientrare per far bene nel loro paese”.
Ph archivio Zuegg