Natale vintage: il ritorno del giradischi

Radio, mangia-cassette, walkman, lettore cd, mp3, iPod. La musica si è evoluta nel tempo, così come i dispositivi con cui la si ascolta. Ma ce n’è uno intramontabile, tornato alla ribalta proprio negli ultimi 5 anni (le vendite annuali sono aumentate del 20%). E’ il giradischi o grammofono. Se volete farvi o far un bel regalo per Natale, ecco una bella idea d’antan, per riscaldare la casa con musica di qualità.

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Thomas Alva Edison e il suo fonografo

L’invenzione

Il giradischi è stato il sistema di riproduzione musicale più utilizzato fino agli anni ‘80 del secolo scorso. Ad inventarlo fu il tedesco Emile Berliner che sostituì il cilindro del fonografo, suo “antenato” inventato da Thomas Alva Edison, con un disco. Infatti, era stato il poliedrico inventore americano, già ideatore della lampadina, a gettare le basi dell’industria musicale moderna. Accorgendosi che il suono generato dalla testina sul cilindro del suo telegrafo automatico somigliava moltissimo ad una voce umana, intuì che, facendo vibrare una membrana con i solchi incisi dalla testina, poteva restituire onde sonore. Era il 1878 ed Edison pensò di impiegare la scoperta per la dettatura di lettere, la creazione di libri per non vedenti, l’insegnamento della dizione e per registrare un messaggio quando non si era disponibili – l’attuale segreteria telefonica.

Qualche anno dopo Berliner perfezionò il sistema introducendo l’uso del disco, al quale Edison era assolutamente contrario per motivi fisici e matematici. Si dovette arrendere: la forma geometrica del disco era facilmente riproducibile e occupava poco spazio, la gommalacca usata per produrlo era più economica di un cilindro in ottone e, infine, consentiva di incidere su entrambi i lati – nel 1910 questa ulteriore novità decretò ufficialmente la vittoria del disco sul cilindro.

L’introduzione della radio nel 1925 e la grande depressione misero in crisi il settore fino alla fine della Seconda guerra mondiale, quando negli Stati Uniti venne introdotta una nuova tecnologia di stampa dei dischi: il cloruro di polivinile, conosciuto con l’acronimo pvc e globalmente abbreviato con vinile. Grazie al basso costo, i dischi in vinile erano accessibili a tutti e, con la diffusione di massa, dettero vita a un gran numero di etichette e major discografiche.

Tra gli anni ‘40 e ‘80 furono prodotte molte varietà di dischi per diametro, numero di giri al minuto e durata. I più famosi sono il 78 giri o Single-playing, il Long playing (LP) comunemente chiamato 33 giri, dal diametro di 29,9 cm e dalla durata massima, per facciata, di circa 30 minuti (definito come il disco in vinile perfetto, gira ad una velocità di 33 giri e ⅓). Ancora: il Maxi Single o EP e infine il 45 giri o Singolo, forse il formato più popolare, rimasto in voga fino alla comparsa delle prime musicassette.

Nonostante i compact disc e i riproduttori portatili a cassette, il vinile non è sparito del tutto. Oggi ci sono versioni ad alta tecnologia prodotte da piccole case specializzate, ma anche alcuni esemplari storici, come quelli realizzati dalla Geloso.

Perché ritorna

Oltre a essere un supporto musicale, il giradischi è anche un bel pezzo d’arredo per gli amanti del vintage e della musica. In particolare il suo successo è dovuto a una serie di vantaggi dal punto di vista tecnico:

  • la qualità del suono è migliore rispetto a quella degli altri dispositivi, perché il segnale musicale non viene campionato e quindi non c’è perdita di informazione. Imperativo, per una riproduzione impeccabile, mantenerlo sempre pulito, evitando l’accumulo di polvere.
  • La musica si ascolta sempre più spesso mentre si è in movimento, su supporti mobili come mp3 o cellulare, ma avere un giradischi a casa significa valorizzare al meglio l’esperienza, riportando l’ascolto a una dimensione casalinga e di relax.
  • Il processo di digitalizzazione ha reso possibile immagazzinare migliaia di brani in supporti dalle dimensioni estremamente contenute, ma collezionare vinili o semplicemente rispolverare quelli di genitori e nonni significa ridare vita ai grandi successi di un tempo.

Quanto spendere e cosa valutare prima dell’acquisto

E’ difficile stabilire a priori il costo di un giradischi; tutto dipende da quanto si vuole investire. I prezzi, infatti, viaggiano tra i 130 euro ai 10.000, per pezzi unici. In ogni caso, un giradischi di buona qualità costa mediamente 180/250 euro. Dove comprarlo? Meglio rivolgersi a un negozio di musica o con un esperto fate un giro nei mercatini di antiquariato e online.

Tra le cose principali da valutare prima dell’acquisto è se si preferisce un giradischi a trazione diretta o a cinghia di trasmissione. I giradischi a trazione diretta offrono velocità costante che non avrà mai bisogno di aggiustamenti correttivi nel tempo, oltre alla libertà di rotazione in entrambi i sensi. I giradischi con trazione a cinghia, invece, sono più silenziosi, grazie alla distanza del motore dal braccio che limita il rumore generato dai meccanismi in movimento. È bene decidere prima anche le caratteristiche principali, come le porte usb e il braccio di lettura a manovra manuale o automatica (quelli automatici sono i più indicati per i principianti, poiché uno strumento delicato come la puntina va saputo maneggiare). Poi, meglio acquistare giradischi che consentano la sostituzione dei componenti e, se si può, vale la pena spendere un po’ di più per la testina. Dato che è l’unico pezzo a entrare in contatto con i solchi, ha l’impatto maggiore sulla qualità del suono in uscita dalle casse. Non solo. I giradischi più recenti e quelli portatili sono dotati di casse incorporate, ma in alcuni casi potrebbe essere necessario acquistare pre-amplificatore e casse. Infine, nel caso di acquisto di un impianto usato, chiedete sempre di provarlo per verificare la qualità del suono e controllate che il piatto giri a filo con la base e non faccia rumori mentre è in azione.

Le marche? Pioneer, Sony e Majestic, oppure i specializzati Pro-Ject, Technics, Rega e Teac.

Qualche curiosità 

Il Technics SL-1200 è il giradischi per antonomasia. Negli anni ‘70 diventò il giradischi dei deejay, i quali, usandone due alla volta, potevano rallentare o accelerare il tempo delle canzoni per mixarle ininterrottamente. Così nacquero il breakbeat (musica elettronica dal ritmo sincopato) e lo scratch, il movimento con il dito del disco avanti e indietro sul piatto, per creare suoni particolari, che resero l’SL-1200 un vero e proprio strumento musicale. Panasonic l’ha appena rilanciato in una nuova versione, anche se il costo è alto: circa 3.500 euro.

Il Tascam 80-8 di Teac (Tokyo Electronic Acoustic Company), fondata nel 1964 dai fratelli Katsuma e Tomoma Tani, fu utilizzato per registrare le voci dei robot R2-D2 e C-3PO del primo film di Star Wars (1977). Tra le ultime novità introdotte dalla casa giapponese c’è TN-400BT, giradischi dotato di connessione bluetooth per trasmettere direttamente la musica a diffusori o cuffie.

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RokBlok è un giradischi portatile e innovativo che ruota al posto del disco. Comparso su Kickstarter, sta già riscuotendo un discreto successo. Mentre Mag-Lev, anziché usare motore e cinghia, fa muovere il piatto grazie al principio della levitazione magnetica, eliminando le vibrazioni e le fluttuazioni indotte dai sistemi tradizionali.

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Il regalo di Natale

Se siete alla ricerca di un regalo speciale per gli amanti della grande musica, Burberry propone un esclusivo cofanetto di 6 vinili di Elton John in edizione limitata. Tra questi Elton John, l’album di debutto; 17-11-70, il primo disco live; Madman Across the Water del 1971, definito dal cantante uno dei suoi preferiti; Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy, Too Low for Zero e Songs From the West Coast, mai pubblicato in precedenza su vinile. La limited edition conta 800 brani e i vinili da 12 pollici da 180 gsm con tutti i disegni e le note di copertina originali. Il cofanetto è acquistabile in esclusiva al costo di 295 euro nelle boutique di via Montenapoleone a Milano e di via Condotti a Roma.

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Irene Dominioni

Cresciuta nella foresta di libri della sua casa milanese, Irene ha inseguito la passione per il giornalismo in Danimarca e in Olanda, grazie al master Erasmus Mundus Journalism, Media and Globalisation. Su Moda a Colazione scrive di cultura e viaggi.

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